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Agopuntura urbana e schizofremia italiana

Agopuntura urbana e schizofremia italiana

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(Di Carlo Di Stanislao) Il 16 ottobre prossimo si aprirà, presso la Fiera di Bologna, lo Smart city exhibition 2013, e tra i diversi temi si parlerà di riuso, rigenerazione urbana e sostenibilità energetica nelle città. Gestire le  trasformazioni urbane, è la grande sfida del nostro secolo. C’è il tema del patrimonio edilizio esistente, in grande parte obsoleto e da rinnovare. C’è il tema dell’energia, che va risparmiata e prodotta sempre più da fonti rinnovabili. C’è la questione della gestione dell’acqua, dei rifiuti, dei materiali, ma anche della sicurezza sociale. Tra le diverse teorie che puntano ad affrontare questi temi, con la necessaria sensibilità, viene sempre più valorizzata quella relativa all’agopuntura urbana, una pratica artistica e urbanistica d’ispirazione bio-politica, che utilizza appunto la metafora dell’agopuntura, pratica tradizionale della medicina cinese.Durante lo studio delle dinamiche, che portano alla formazione di un tessuto urbano, spesso veniamo a conoscenza di realtà malate frutto della continua evoluzione della città. Il progresso, in ogni suo campo, ha anche determinato un’evoluzione del comportamento sociale: ci troviamo spesso all’interno di una frenetica rete d’idee e di cambiamenti. La strategia dell’Agopuntura Urbana proposta da Jaime Lerner ci fornisce le soluzioni per risolvere il corpo urbano e la sua visione olistica, le analisi, lo studio e le conseguenti soluzioni, le quali, non sono da ricercare nella complessità ma piuttosto nella semplicità degli interventi: un’oculata riqualificazione che metta in primo piano le necessità della collettività. Nell’incontenibile serie di eventi, che hanno caratterizzato l’ultimo secolo, ritroviamo una realtà che ricerca soluzioni: la società vuole soluzioni per migliorare le realtà sociali contemporanee all’interno del proprio panorama urbano. Ora tutto ciò in Italia assume una caratteristica del tutto particolare, sia numericamente che qualitativamente, quella relativa al rapporto, spesso conflittuale, tra città storica, città contemporanea e infrastrutture portuali. Infatti nel nostro paese, più che in altri, questa dialettica diffusissima (basta scorrere l’elenco delle nostre città sulle coste) comporterebbe la necessità di agire sui margini urbani per eliminare quelle ferite che crescite incontrollate, interessi di parte e visioni contrapposte hanno generato dal dopoguerra ad oggi. Servirebbero cultura, professionalità, visione, sia per le amministrazioni comunali che per le Autorità Portuali, per rigenerare quelle nostre città che vivono del rapporto con il mare. Come ha scritto l’Unità il 1° gennaio di quest’anno, poi però, leggi e vicende, ci dicono che da noi le cose vanno diversamente, come nelle pagine di cronaca della vicenda di Piergiorgio Massidda, parlamentare e chirurgo plastico assurto in quota Pdl a presidente dell’Autorità portuale cagliaritana. Per i giudici non basta una presidenza alla commissione Trasporti della Camera, tra l’altro ottenuta poco prima della sua nomina nel capoluogo sardo. Ora il porto dovrà essere commissariato. In un passaggio delle considerazioni dei giudici di Palazzo Spada, si afferma che a Massidda mancherebbe “un qualsiasi titolo di studio comunque implicante il possesso di competenze anche genericamente raccordabili con la materia” e la sua nomina è illegittima “per l’estraneità al settore delle pur vaste attività professionali, politiche e parlamentari, le quali non concernevano affatto i settori dell’economia dei trasporti; per la brevità delle esperienze quale presidente della VIII Commissione Trasporti (per meno di un anno) o di quella dell’analoga struttura presso la Provincia di Cagliari, le quali dunque non potevano certo far presupporre il conseguimento delle competenze teoriche e pratiche richieste”. Jaime Lerner, ex sindaco di Curitiba, creatore della agopuntura urbana, ha scritto nel 2007: “Credo che qualche “pozione magica” possa e debba essere somministrata alle città, dal momento che molte sono malate e alcune quasi in stato terminale. Come per la medicina è necessaria l’interazione tra paziente e medico, nella progettazione urbana è allo stesso modo necessario sollecitare una reazione da parte della città; stimolare un’area in modo che diventi essa stessa capace di aiutare a guarire, a migliorare e creare positive reazioni a catena. È indispensabile negli interventi finalizzati a rivitalizzare un’area rendere l’organismo capace di funzionare in maniera diversa”. Ma sempre a patto di coinvolgere professionalità e competenze vere e non inventate o improvvisate.

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