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Addio, ineffabile sogno di carne

Addio, ineffabile sogno di carne

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(di Carlo Di Stanislao) – Olandese di nascita, protagonista di una delle saghe erotiche più famose del cinema, Silvia Krystel è morta oggi a Parigi, città in cui risiedeva, dopo essere stato colta, a luglio, da ictus e come conseguenza di un devastante cancro al fegato, contro cui combatteva da mesi.
L’indimenticabile “Emmanuelle” degli schermi è morta nel sonno a soli 60 anni, dopo un successo planetario iniziato col primo capitolo tratto da libro-autobiografia di Emmanuelle Arsan, nel 1974 e con i sequel: “Emmanuelle l’antivergine” (1975), “Goodbye Emmanuelle” (1977) , “Emmanuelle 4” (1983) ) ed “Emmanuelle 7” (2001).
Nel settembre del 2006, in contemporanea con il compimento dei suoi 54 anni, aveva pubblicato in Francia la sua autobiografia “Nue” (”Nuda”), uscita in Italia un anno dopo con il titolo “Svestendo Emmanuelle” e nel 2009, aveva lavorato a Torino nel film tv “Le ragazze dello swing”, interpretando la parte della madre delle tre sorelle olandesi Lescano e mostrando ancora fascino da vendere.
Voleva diventare maestra la splendida ragazza di Utrecht che, però, per gioco, si iscrisse, nel 1973, al concorso di bellezza Miss Tv Europa, che vinse, vedendosi così spalancare prima i cancelli della moda, dove lavorò brevemente come indossatrice e poi quelli del cinema.
L’esordio proprio nel ’73, con L’amica di mio marito di Pim de la Parra e poi, notata dal fotografo Just Jaeckin, specializzato in erotismo patinato, scelta come protagonista per la trasposizione sul grande schermo dello scandaloso best-seller “Emmanuelle”, spregiudicata storia di una giovane donna che in Thailandia ha delle relazioni sia con uomini che con donne.
Da quel momento il suo futuro è segnato e non solo perché la sua filmografia sarà quasi esclusivamente formata da pellicole erotiche (sono rari i casi in cui la si vedrà recitare in qualche genere diverso), ma perché la sua fama, il suo nome e il suo volto, sono diventati un cult, legato al primo personaggio e a quel particolare genere, di cui, a soli 22 anni, diventa simbolo, con il più grande successo commerciale di ogni tempo, rimasto in programmazione per ben 10 anni in un locale degli Champs-Elysées di Parigi: un film giusto al momento giusto, che rispondeva, come nessuno, alle domande di trasgressione di un’altolocata borghesia annoiata.
Compagna dello scrittore belga Hugo Claus, la bellissima Kristel, fra l’altro colta e poliglotta, tentò più volte di sdoganarsi dal cinema erotico; ad esempio con la commedia di Alain Robbe-Grillet Giochi di fuoco (1974), con Jean-Louis Trintignant, Philippe Noiret e la nostra Agostina Belli o, ancora, Una femmina infedele (1976) di Roger Vadim; ma senza alcun credito e con scarsissimo successo.
Il momento più critico lo visse nel 1981, con Lezioni maliziose di Alan Myerson, poiché, nella parte di una badante che viene assunta da un ricco imprenditore affinché educhi sessualmente il figlio, verrà accusata (assieme al regista) di pedofilia, per via delle numerose scene di amplesso che hanno come protagonista lei e il sedicenne Eric Brown. Un duro colpo alla sua immagine, anche quando si scoprì che per quelle scene era stata usata una controfigura: l’americana Judy Sheldon.
Subito la Kristel cercò di riscattarsi, interpretando magistralmente un altro film del “Pigmalione” Jaekin, : L’amante di Lady Chatterley; ma non recuperò mai totalmente la sua immagine.
Nel 1985 divenne madre (il figlio Arthur è anche lui attore) e, l’anno dopo, recitò accanto a Richard Chamberlain, Faye Dunaway, Ornella Muti e Hanna Schygulla ne Il veneziano; ma le sue quotazioni andavano scendendo.
Dopo alcuni film di Philippe Bot, passò all’horror con Dracula’s Widow (1989), di Christopher Coppola e poi a vari film minori o privi di senso, con una lunga carriera in cui compare anche un film coreano: Seong-ae-ui chimmuk (1992), fino alla sua ultima pellicola: Bank (2002) di Sinan Cetin.
In Italia, dopo il successo delle sue “Emmanuelle”, nacque una serie erotico-pornografica di ambientazione esotica: “Emanuelle nera”, una sola emme e come protagonista una fotereport di colore, interpretata da Laura Gemser, contaminazione di più generi, dall’erotico al porno, dallo spionistico all’horror, che non raggiunse, però, mai l’originale.
Il fatto è che oltre che bella la Kristel era estremamente comunicativa e molto brava, come si vede, ad esempio, in “Letti selvaggi” (1979) di luigi Zampa e “Amore in prima classe” (1980) di Salvatore Samperi.
Alcune settimane fa, Carlo Freccero, direttore di Raisat, ha ricevuto dure critiche per aver programmato la messa in onda su Rai4 della serie Emanuelle e la cosa mostra quanta ipocrisia bigotta ci sia ancora in giro.
Nel 2004, quando fu proiettato a tarda sera e sempre sulla Rai un documentario sulla genesi di “Emanuelle”, non furono sollevate proteste.
La verità è che la sua Emmanuelle era un sogno ineffabile di carne, unica ed irripetibile e quando negli anni Novanta il produttore Alain Siritzky produsse una serie tv senza di lei e con protagonista Krista Allen, con ambientazione futurista e da cui si cavano ben otto film, questi furono un disastro, tanto da essere distribuiti solo in vhs e dvd.
In fondo ha ragione Curtis Harrington, regista che la diresse nel 1984 in “Un corpo da spiare”: la sua resta una bellezza inquentante, erotica ed irraggiungibile assieme, tanto dolce e sensuale da far intendere ben altro oltre al corpo.
Per comprendere fino in fondo Kristel, va compreso sino in fondo il romanzo della Arsan. Siamo all’alba degli anni ’60, precisamente nel 1959, quando appare a Parigi la prima edizione di Emmanuelle, clandestina, curata da Eric Losfeld. Il grande pubblico, senza rendersene conto, è ormai in attesa di un testo che gli sveli infine “tutto quello che vorreste sapere di questo erotismo di cui si parla tanto, e che non avete mai osato chiedere”. Non ha trovato quel che cercava in Sade, troppo duro e forte, né in Miller, “troppo americano”, né in Histoire d’O, di una ferocia altera e raggelante.
Tutto è pronto, dunque, per Emmanuelle, che sopraggiunge al momento giusto,nell’anno di Lolita, l’anno in cui l’ultima esposizione del surrealismo assume come tema l’erotismo.
E,a proposito di Emmanuelle, sulla carta e al cinema, scriverà Andre Pieyre de Mandiargues: “Come le storie poliziesche o fantascientifiche, gli scritti erotici sono in genere prigionieri di uno schema, di un sistema e di regole a cui fanno riferimento. Ma alcuni sfuggono a questa struttura, infrangono il sistema e le regole. Portano l’impronta spirituale del loro autore, sono originali ed entrano a far parte della letteratura”. Insomma, la Arsan nel libro la Kristel sollo schermo, definiscono un erotismo nuovo ed inedito, ottimista, radioso e raggiante, che e dichiara la gloria dell’uomo affrancato dalla gleba e dalle antiche servitù morali o maralistiche”.
Come ha detto Jean-Jacques Brochier, “Emmanuelle è l’armonia di una vita in cui la sensualità, riconosciuta in tutto il suo valore, non è altro che un elemento di un’esistenza felice. Da qui questo fenomeno raro in letteratura: l’erotismo di Emmanuelle non è patologico, ma un aspetto fondamentale della soddisfazione dell’individuo, che non si sente minacciato da nulla,che si dispiega nella sua armonia con il mondo: è l’erotismo dell’accordo perfetto”.
E non è un caso che il grande cantore dell’amore Jean-Jacques Prévert, trovasse il libro ed il film (lui vide il prima, tre anni prima della sua morte), semplicemente sublimi.
La carica erotica e’ semplicemente la pulsione carnale che,inizialmente a vista, una donna sappia evocare in un uomo e viceversa; un fluido sotto pelle che la Kristel possedeva.
E la possedeva a partire dagli occhi che ti trasmettevano il messaggio del desiderio, capace di farti tornare il ragazzo che eri.
Il suo cinema, dunque, è magia, qualcosa di molto diverso (e superiore) a “Cinquanta sfumature di grigio”, il clamoroso caso editoriale inglese che, negli Stati Uniti, in sole sei settimane ha venduto più di 10 milioni di copie o del recente “Sul mio corpo” della dottoressa Sonia Rottichieri, con protagonista una donna patologicamente masochista, dominata da un uomo che su di lei darà la stura a tutte le possibili e perverse fantasie in un rapporto che, al di là di pratiche portate alle estreme conseguenze, mette in contrapposizione le due psicologie: quella dell’uomo dominatore e della donna che, dominata, ribalta la situazione facendo della sottomissione la sua forza e diventando lei stessa “padrona”.
Come dicevamo invece, né in Emmanuelle né mai nei personaggi della bella di Utrecht, vi è stato un mino accenno alla perversione, al comando, ai ruoli dominanti.
La Arsan e la Kristel, in forme diverse, inneggiano all’erotismo come gioco, dove mettere da parte il proprio ego e la propria indipendenza, per aprirsi completamente a quelle della compagna o del compagno.
In anni recenti grande è stato il successo avuto da Almudena Grandes con il romanzo Le età di Lulù, mentre alla rielaborazione del genere erotico in Italia, grande parte ha avuto Una Chi, pseudonimo di Bruna Bianchi, che indaga i rapporti di potere tra i sessi.Audaci e spesso crudi, nell’indagine del rapporto amoroso, sono gli scritti della poetessa Patrizia Valduga, mentre alternano lirismo a pornografia le lettere e le poesie della praghese Jana Černá.
Ma tutto questo è surclassato dalla coppia Arsan-Kristel, che ancora va vista e tenuta, come insuperata maestra.

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