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Il commovente messaggio di Koko.

Il commovente messaggio di Koko.

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“Io sono gorilla, io sono i fiori, gli animali. Io sono la natura. Koko ama l’uomo. Koko ama la Terra. Ma l’uomo è stupido. Koko dispiace, Koko grida. Non c’è più tempo, bisogna fare in fretta. Aiutate la Terra! Presto! Proteggete la Terra. La natura vi osserva. Grazie“.

Non un film, non uno spot ma la sorprendente e terrificante realtà di un essere vivente. E’ questo il messaggio di KOKO la straordinaria gorilla 45enne che comunica con l’uomo attraverso il linguaggio americano dei segni ASL (American Sign Language). Anche un animale capisce che la terra è seriamente in pericolo e bisogna fare qualcosa per salvarla. Il messaggio è stato registrato durante la Conferenza sul Clima delle Nazioni Unite COP21 che si è tenuta a Parigi.

Koko ha iniziato ad imparare il linguaggio dei segni da quando aveva un anno. La sua insegnante Panny Patterson, infatti, ha iniziato a prendersi cura di lei nel 1972. E’ in grado di usare correttamente 1.000 parole e sa il significato di 2.000 parole.

Koko è l’abbreviazione della parola giapponese Hanabiko, che vuol dire “fuochi d’artificio per bambini”: questo nome le fu dato perché è nata il 4 luglio, che per gli americani è il Giorno dell’Indipendenza. È venuta al mondo in cattività, perché fu partorita nello zoo di San Francisco e il prossimo 4 luglio compirà 45 anni (è nata nel 1971).

Il “progetto Koko” fu gestito dalla dott.ssa Francince “Penny” Patterson, PhD., una psicologa laureatasi all’Università di Stanford, che ha compiuto un lavoro eccelso sia per quanto riguarda l’addestramento di Koko sia per la delicatezza e il tatto dimostrati nel trattamento dell’animale.

Il progetto infatti è durato parecchi anni, al punto che la dott.ssa Patterson è praticamente invecchiata assieme a Koko!      La Patterson infatti ha trattato Koko come se fosse un vero e proprio bambino: l’ha fatta vivere in un ambiente che fosse il più possibile ricco di caratteristiche umane e per questo almeno nei primi tempi è stata scelta una roulotte appositamente allestita con tutto il necessario (stoviglie per mangiare, coperte, un armadio, frigorifero, un televisore…); ogni mattina quando Koko faceva pipì in un apposito vasino, la dott.ssa ne raccoglieva un campione per monitorare la sua salute; nei periodi di freddo a Koko venivano fatti indossare dei vestiti (il suo preferito era un maglioncino rosso); l’alimentazione era soprattutto a base di frutta (i gorilla sono vegetariani); quando Koko faceva qualche marachella veniva “sgridata” ed educata quindi sulle norme comportamentali da tenere in certi contesti (non rompere gli oggetti, per esempio); ma soprattutto Penny Patterson ha avuto la felicissima intuizione di insegnare a Koko il linguaggio dei segni accompagnandolo con il linguaggio parlato.

Penny parla a Koko come se fosse un bambino piccolo e questa è una cosa da non sottovalutare.      Se questa psicologa si fosse comportata come i coniugi Gardner che parlavano a Washoe usando i soli segni gestuali, avrebbe limitato molto la sua capacità comunicativa: accompagnando invece all’uso dei segni anche le parole, la dott.ssa Patterson ha dato a Koko un numero enorme di stimoli, e questo ha avuto come conseguenza un grande ampliamento del suo lessico.

Koko è stata così in grado di produrre oltre 1000 segni gestuali e di comprendere oltre 2000 parole in lingua inglese.

Domanda: perché Koko comprende più parole di quante ne sappia produrre?

Mentre la comprensione di parole è un atto puramente mentale (se c’è l’udito è il cervello a elaborare automaticamente i suoni delle parole e ad associargli un significato), pronunciare parole (o comunque produrre segni gestuali che le rappresentino) è qualcosa di performativo, ovvero che richiede l’uso di una serie di muscoli che funzionino in maniera coordinata: questo vale per il linguaggio verbale, perché per parlare usiamo molti muscoli – muscoli intercostali e diaframma per la respirazione (ci serve aria per parlare), muscoli delle labbra, lingua, muscoli per muovere la mandibola -, ma anche nel caso di linguaggio dei segni, dal momento che per produrre segni si usano le mani e le braccia.

A loro volta i muscoli sono mossi grazie all’azione di specifiche aree cerebrali che, funzionando volontariamente, richiedono uno sforzo mentale molto maggiore per essere attivate.

Poiché quindi capire parole è più facile che produrle, è normale che Koko conosca il significato di un numero di parole doppio rispetto a quelle che sa produrre: questo avviene anche coi bambini umani, del resto, i quali comprendono molte delle richieste e delle frasi semplici dei loro genitori, pur non essendo ancora in grado di produrre quelle parole.

Se la dott.ssa Patterson non avesse parlato a Koko, questa femmina di gorilla non avrebbe imparato a comunicare in un modo così straordinariamente cosciente e preciso.

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