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Sul ‘Brutto Anatroccolo’ di Hans Christian Andersen

Sul ‘Brutto Anatroccolo’ di Hans Christian Andersen

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(di Tania Ianni) – Mi ha sempre incuriosito la storia del” Brutto Anatroccolo”, di Hans Christian Andersen, lo scrittore danese diventato celebre per aver composto molte fiabe: La sirenetta, Il soldatino di stagno, I vestiti nuovi dell’imperatore,La piccola fiammiferaia, Il Brutto anatroccolo.

Nel brutto anatroccolo si narra la storia della evoluzione di un “ pulcino grande e nero”, in cigno. Dalla sua nascita, in mezzo a una nidiata di anatre, e del fatto di sentirsi diverso dagli altri pulcini della stessa nidiata, e del suo peregrinare alla ricerca della sua vera natura.

Tutti lo cacciano via, perché ne riconoscono la diversità rispetto a loro, fino a quando incontra un gruppo di cigni, e lui si riconosce in loro, riconosce di essere simile a loro.

Una alterità che non è stata estranea alla esperienza umana di Andersen, nato in una povera famiglia danese, e da sempre affascinato dai racconti di fiabe che gli faceva la madre,  e dalle letture fattegli dal padre.

Nel brutto anatroccolo, in fondo, non possiamo che riconoscere lo altro, ma anche lo adolescente, che, compiendo il suo percorso di vita, si auto realizza, realizza la sua natura di individuo.

C’è, nel brutto anatroccolo, e in tante figure delle sue opere, un riflesso della sua condizione esistenziale, c’è lo isolamento, il sentirsi “altro” rispetto a coloro che lo circondano, e rende il compositore di fiabe Andersen un personaggio molto più complesso di quanto non si immagini.

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