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Un doodle per Gris

Un doodle per Gris

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(di Carlo Di Stanislao) – Il doodle di oggi, 23 marzo, di Google, ci ricorda la nascita, 125 anni fa, di José Victoriano González, noto come Juan Gris, che dopo gli studi, in Spagna, di disegno industriale e pittura, trasferitosi a Parigi nel 1906, sotto la guida di Georges Braque e Fernand Léger, divenuti suoi intimi amici e poi attraverso la lunga frequentazione con il connazionale Picasso, diede vita a quel movimento culturale che è noto come “cubismo”, a partire proprio dal ritratto che di Picasso fece, nel 1912.

Per campare, in Francia, disegnava vignette umoristiche per riviste come Lassiette au Beurre, Le Charivari, e Le Cri de Paris, ma aveva anche iniziato a dipingere, sul serio, sin dal 1910, elaborando uno stile del tutto personale che, cinque anni dopo, diede vita al cosiddetto al cubismo sintetico, che, a differenza di quello analitico di Braque e Picasso, basate sul monocromatismo, si sviluppo in un trionfo di colori vivaci.

Poi si dedica alla scenografia e progetta, nel 1922, scene e costumi per un balletto di Sergei Diaghilev, iniziando a sviluppare la sua teoria estetica che porta a completamento tre anni dopo.

Il massimo del successo fra il 1923 ed il 1925, con le due grandi personali Le presso la Galerie Simon a Parigi e la Galerie Flechtheim a Berlino.

Morì a Boulogne-sur-Seine, l’11 maggio 1927, a soli quarant’anni e di lui ha detto Gertrude Stein “era il genere di persone che Picasso avrei volentieri cancellato dalla terra”, un genio autentico, solare, vero.

Quando si parla di Cubismo viene subito in mente Picasso. Successivamente si pensa a Braque, poi forse a Léger; mai a Juan Gris. Questo è l’ordine dei valori con cui solitamente si ricordano i protagonisti del movimento d’avanguardia nato a Parigi sul finire del 1907, data in cui Picasso realizza le Demoiselles d’Avignon.

Dicevamo che Gris appare marginale e, invece, già dal 1912 appare, di colpo, un artista maturo e pronto a misurarsi con i suoi maestri ideali. Il Ritratto della madre dell’artista prefigura compiutamente il mutamento del tracciato cubista e il 1912 si presenta forse il momento più alto di tutto il lavoro del pittore anche se l’ostinazione e il rigore perseguiti senza esitazione, o escursioni formali, lo accompagneranno fino al 1927, anno della sua morte.

La scomposizione delle forme e la visione plurima degli oggetti, con le varie angolazioni e ribaltamenti, che caratterizzano il nuovo ordine plastico del caos cubista di Picasso e Braque, si distendono nei dipinti di Gris in una costruzione compositiva dall’ottica frontale come l’alzato di una proiezione ortogonale.

Gris, meno folgorato e rapido dei due pittori di vertice, sembra districarsi nell’intreccio dei piani e delle geometrie con lento calcolo e misurata perlustrazione per ricostruire un proprio universo plastico che la lezione cubista aveva trascurato. Insomma Gris, ricordato oggi da Google, ha messo a punto un cubismo razionale e misurato attraverso una geometrizzazione delle forme, un cubismo riassunto da una sua frase: ” Cezanne da una bottiglia fa un cilindro,io da un cilindro faccio una bottiglia,una certa bottiglia”.

Scorrendo il mouse sul logotipo di Google (un disegno che richiama il cubismo sintetico) dedicato al compleanno di Juan Gris già apparso nei paesi dove è arrivato il 23 marzo si legge “Juan Gris’ 125th Birthday ” (trad. 125° anniversario della nascita di Juan Gris) mentre cliccando il mouse su di esso si ottengono i risultati della chiave di ricerca “Juan Gris”.

Una operazione da fare per conoscere un grande protagonista della storia della’arte, troppo spesso escluso o dimenticato.

Il mio quadro preferito è “Arlecchino con chitarra”, del 1919, olio su tela di 116 x 89 cm, conservato alla Galerie Louise Leiris di Parigi, in cui si vede nettamente l’evoluzione di un artista animato da spirito scientifico e razionale, che lo porta ad un marcato distacco e ad un certo intellettualismo, per accedere a forme che siano contenuto emotivo e, soprattutto, comunicativo.

In quel quadro, come in altri, a partire dal 1916, Gris, rifiutando il monocromatismo, dispone sulla tela combinazioni di colori armoniosi e luminosi, con zone di colore puro e intenso, dove l’interesse si sposta progressivamente dal soggetto alla struttura dell’immagine, analizzata e sintetizzata secondo modelli geometrici e matematici, ma mai cervellotici o esclusivamente razionali.

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