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Un presunto Caravaggio ritrovato in una soffitta francese

Un presunto Caravaggio ritrovato in una soffitta francese

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E’ la storia di un quadro ritrovato in una soffitta di Francia. Una storia tanto bella che pare tutta inventata. Ma se fosse tutto vero? Una versione del celebre dipinto di ‘Giuditta e Oloferne’ simile a quello conservato alla Galleria d’Arte Antica di Palazzo Barberini, nel cuore di Roma, è stata scoperta nel solaio di una vecchia casa di campagna nei dintorni di Tolosa. Per gli esperti che l’hanno svelata questa mattina a Parigi non ci sono dubbi: si tratta della mano di Caravaggio. L’opera è “autentica”, ha esultato Eric Turquin, l’esperto alla guida dell’omonimo studio privato che ha realizzato una prima expertise dell’olio su tela di 144 x 173,5 cm scoperto nel 2014 e tenuto nascosto fino ad oggi.

“Quella luce particolare, quell’energia tipica di Caravaggio, senza correzioni, composta da una mano sicura, nonché la materia del dipinto, ci dicono che questo quadro è autentico”, ha aggiunto. Ma l’attribuzione è ancora tutta da confermare e tra gli storici dell’arte non mancano le voci scettiche. Per Mina Gregori, grande specialista del maestro lombardo morto sulla spiaggia della Feniglia nel 1610, quella ritrovata a Tolosa non è un’opera originale di Michelangelo Merisi, anche se la “qualità è innegabile”, spiega citata dal Quotidien de l’Art. Con lei storcono il naso anche altri esperti. Ma la Francia vuole crederci. A cominciare dal ministero della Cultura che ha decretato il divieto di uscita della tela dal territorio e l’ha inserita nella lista dei ‘Tesori nazionali’.

“Quest’opera recentemente scoperta è di un grande valore artistico, potrebbe essere identificata come una composizione scomparsa di Caravaggio”, recita il decreto governativo pubblicato a fine marzo in Gazzetta ufficiale. Dimenticato per almeno 150 anni in un sottotetto, il quadro è stato ritrovato assolutamente per caso, quando vittime di una perdita d’acqua i proprietari dell’edificio si sono visti costretti ad intervenire nel solaio per riparare le condutture. L’opera, che secondo Turquin arrivò a Tolosa a metà del XIX secolo, è stata ritrovata “in uno stato di conservazione eccezionale”. “I proprietari – ha rivelato alla stampa – sono discendenti di un ufficiale dell’esercito napoleonico. E’ forse grazie a lui che è stata aggiunta ai beni di famiglia”.

A Parigi hanno anche spiegato che il quadro risale al 1604-1605, mentre quello del Museo Barberini sarebbe del 1599. L’autenticità troverebbe conferma anche dal testamento e da una copia del dipinto realizzata dal pittore fiammingo Louis Finson all’inizio del Seicento e conservata oggi al Palazzo Zevallos, a Napoli. La ‘Giuditta e Oloferne’ ritrovata verrà ora affidata al Louvre per un’approfondito studio che potrebbe durare anche trenta mesi e che dovrà determinare se si tratta davvero di un lavoro originale di Michelangelo Merisi o di un suo (comunque bravissimo) seguace. Nel sud della Francia, racconta una storica dell’arte, Mathilde Tastavy, sono stati numerosi i pittori che si sono ispirati al maestro milanese.

Nel 2012, tra Tolosa e Montpellier, venne anche organizzata una grande mostra dedicata ai seguaci di Caravaggio e intitolata “Corps et ombres, Caravage et le caravagisme européen’. Se l’attribuzione dovesse essere confermata, lo Stato francese dovrebbe sborsare oltre 100 milioni di euro per poterselo aggiudicare ed esporlo nelle sue già ricchissime collezioni. Da secoli unite da fittissimi legami storici, artistici e culturali, Italia e Francia già condividono un’altra opera di Michelangelo Merisi. Si tratta delle due versioni della Buona Ventura, rispettivamente conservate al Louvre e ai Musei Capitolini. Da lungo tempo i fortunati che hanno la possibilità di visitare entrambi i musei si divertono a confrontare i due dipinti di Caravaggio, scovando le differenze come in un divertente gioco della Settimana Enigmistica. E chissà che presto non si possa fare lo stesso anche con Giuditta e Oloferne.

ansa.it

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