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Il contesto creativo a Roma ed l’educazione all’arte in preparazione nell’aquilano

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(Di Carlo Di Stanislao) Quattro serate (16-23-30 settembre e 7 ottobre), tutte di domenica e tutte  all’insegna del giovane cinema indipendente.  Questo è il “Roma Creative Contest – Short Film Festival”, che quest’anno, dopo la prima edizione del 2011,  si prepara ad essere, di nuovo, punto di raccolta e scambio per giovani filmaker ed insieme, laboratorio aperto alle sperimentazioni ed alle nuove tecnologie.

Ma anche (come allo scrivente piace in modo particolare) intreccio di forme artistiche,  con momenti musicali live curati dalla NU Factory (Il GenioCat Claws e Cobram Deejays  ed altri) e  trasferimenti, nei dopo serata, al Conte Staccio per  performance di video artisti e compagnie teatrali, tutte rigorosamente dal vivo.

Tre le sezioni competitive per l’edizione 2012, con una novità che apre le porte del Festival al resto del mondo, in modo da dare visibilità e sostegno alla creatività espressa attraverso il linguaggio cinematografico e promuovere opere capaci di rinnovarne lo stile e i contenuti.

Il festival è ospitato dal Teatro Vittoria, ubicato in Piazza Santa Maria Liberatrice 10, a Roma e vi prenderanno parte 24 registi selezionati su 500 filmaker che hanno inviato i lavori, giudicati da una giuria composta da grandi professionisti fra cui:  Mattia Torre (Boris), Cosimo Alemà (At the end of the day) e Marco Missano (Sky – Fox).

Numerosi i premi previsti. Per la sezione Cacciatori di Immagini: regia; miglior cortometraggio; migliore fotografia; attore/attrice e premio del pubblico. Per quella relativa alla animazione (la nuova)  tre premi: migliore animazione, idea e premio del pubblico e due per la sezione Mockumentieries: miglior film e premio del pubblico.

I premi daranno la possibilità ai vincitori di disporre di attrezzature professionali per la realizzazione di nuovi corti, mockumentaries e short film d’animazione e i vincitori della passata edizione, con giuria presieduta da Pupi Avati, sono stati Giuseppe Marco Albano ed Enrico Maria Artale,  che hanno entrambi esordito nel 2012 con un lungometraggio per il cinema,  oltre ad essersi aggiudicati il Nastro D’Argento per il corto 2012. 

La direzione artistica è sta affidata a Brando Bartoleschi, Lorenzo Di Nola e Adriano Sanna, mentre  maggiori informazioni sono visibili su: http://www.romacreativecontest.com/it/.

A mio avviso la sezione più interessante è quella dedicata al  mockumentary, termine che viene da mock e documentary ed attiene ad un genere cinematografico o televisivo che racchiude lo stile documentaristico con elementi di finzione, con prodotti spesso di natura ironica e satirica, che  raccontano storie vere andando alla ricerca di personaggi nello stile del ‘cinema vérité’.

Come si ricordava su La Repubblica a marzo scorso, all’origine del genere c’è sempre quel diavolo di Orson Welles, che con quel suo scherzetto dell’ invasione marziana lanciato alla radio non solo sconvolse i tranquilli cittadini americani, ma s’ inventò un genere. Perché “La guerra dei mondi” (una copia perfettamente conservata è nella Cineteca dell’Istituto Cinematografico Lanterna Magica de L’Aquila), anno 1938, cronaca giornalistica e credibilissima di uno sbarco extraterrestre ovviamente mai avvenuto, è di fatto il capostipite “ideale” del mockumentary cinematografico. Genere, o forse di stile,  a cui la Cineteca di Milano a dedicato, quest’anno una rassegna, mostrando come il successo sia crescente, soprattutto nella sua declinazione horror, a partire dal successo di “The Blair Witch Project del 1999”, costato 60mila dollari per oltre 145 milioni incassati nei soli States, il primo di incubi a basso budget, l’ ultimo dei quali, “L’ altra faccia del diavolo”, ha sbancato negli Usa ed andato molto bene anche in Europa.

Come spiega molto bene Enrico Ghezzi, il mockumentary è una “ Terra di confine tra realtà e finzione, dunque, il cui fascino principale, sta nel tentativo di distruggere l’ insana distinzione tra documentario e fiction, beffandosi di questa differenza”.

Dicevamo poi del fatto che il Festival di Roma contamina cinema, musica e teatro, in una visione polisemica che a noi pare molto interessante e che, come Istituto Cinematografico de L’Aquila, faremo nostra in una rassegna, a Scoppito (Centro Polifunzionale e Auditorium Aventis), in collaborazione con L’Associazione Aquilana della Chitarra (presidente Maestro Agostino Valente), oprevista fra novembre e dicembre prossimi, con titolo provvisorio “Note e immagini in svolgimento”, in cui, attraverso concerti e proiezioni, far comprendere, soprattutto ai giovani, i vari passaggi del processo creativo e di come ci si educa ad una corretta fruizione.

Tutto questo nella direzione di educare tutti, a partire dai giovani, a quella fruizione del bello che è, per Francesco Bonami, il più famoso critico d’arte e curatore italiano, unico modo per far guardare all’arte come prodotto non superfluo,  ma invece essenziale per la  vita, in un periodo in cui, con la vigente riforma Gelmini, l’educazione artistica è divenuta, per effetto di regole e norme abbastanza confuse, materia ancora meno essenziale che in passato (tanto che in alcuni istituti si è addirittura eliminata);  come se l’arte e la cultura fossero quasi una seccatura o un fardello e non il petrolio vero e nascosto della nostra economia, oltre che i motivi veri della nostra crescita come persone.

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