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IPhone, ristoranti e sport, la crisi in prima fila

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(di Mirko De Frassine) – Non c’è nulla da fare, l’Italia, come anche altri Paesi del mondo è sempre il solito posto. Dopo l’uscita del nuovo smartphone di casa Apple, l’iPhone 5, tante sono state le contestazioni morali rivolte ai consumatori e mentre si pensava che la loro età media fosse relativamente bassa si è scoperto invece qualche signorotto a fare follie per l’acquisto.
La notte della data prevista per l’uscita dello smartphone (28 Settembre) in molti centri commerciali e store sono state registrate code interminabili di clienti che hanno bivaccato in veri e propri accampamenti davanti le sliding doors che li dividevano dal loro giocattolo, in quella che da molti è stata definita la notte bianca dell’iPhone. Uno spettacolo non proprio edificante in un periodo dove ci sono i disagi legati a tanti che si trovano senza lavoro (basti pensare all’attuale situazione dell’Ilva di Taranto).
Abbiamo dato una sbirciata anche ai dati riguardanti le attività che più sono state colpite dalla crisi. I dati raccolti da Confocommercio sono stati impietosi e toccano soprattutto agenzie di intrattenimento, di viaggi, ristorazione e albergatori.
Intanto è stato firmato in ambito “Itn & Telemobility Forum”, l’accordo sulla logistica e sulla distribuzione delle merci in città tra Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e Amministrazioni di Torino, Milano e Napoli. Tutto ciò con l’intento di migliorare la comunicazione e la logistica per la distribuzione in un Paese dove questo elemento portante dell’economia è sempre stato insufficiente.
L’Italia, inoltre, è in rapida discesa nell’indice di clima sociale (situazione famiglie, povertà infantile, disoccupazione) tra tutti i Peasi d’Europa, attestandosi al 23esimo posto.
Un panorama che lascia perplessi in un contesto dove tutti aspettano fuori un negozio l’arrivo di un cellulare a prezzi allucinanti e altri restano indifferenti, dopo l’attesa settimanale della partita domenicale, agli stipendi di chi si diverte facendo sport.
Inutile allora sottolineare come ristoratori in difficoltà pretendano che vegano pagati coperto e pane dai clienti che per legge, invece, sono gratuiti.
In tutto questo ci chiediamo come sia possibile ancora vivere secondo una falsa atmosfera di benessere cercando di non pensare a come buttare via i nostri patrimoni e a come ancora non sia arrivata la vera fame: tanto ormai paghiamo tutto in piccole rate!

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