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La storia dell’arte dalla forma alla non forma

La storia dell’arte dalla forma alla non forma

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(Di Carlo Di Stanislao) Chiuderà i battenti il 20 gennaio dopo essere stata aperta il 6  ottobre, per riaprire dal 2 febbraio al 1 aprile, al museo della Gran Guardia, a Verona, la mostra “Raffaello verso Picasso”, in Basilica palladiana, nel cuore di Vicenza, che in meno di tre mesi si è conquistata il terzo posto fra le esposizioni più visitate in Italia e, nella settimana di Natale, ha superato anche la mostra di Vermeer a Roma.

Marco Goldin, direttore generale di “Linea d’ombra” e curatore della mostra si è detto molto soddisfatto dei risultati di una mostra nata per formulare un racconto sulla pittura e la sua storia,  che va da una perfezione quasi apollinea nella rappresentazione di un volto, a quello di palese rottura della forma e riorganizzazione entro canoni diversi.

Perché negli ultimi anni dell’Ottocento avviene una frattura, si attua lo stacco rispetto a quella lunga tradizione della forma che l’aveva resa inviolabile, immortale.

Quando invece la forma si spezza, sussulta, si fessura da ogni lato sotto la spinta prima di Cézanne e poi naturalmente dei cubisti. Si scardina l’idea di una purezza che veniva dal tempo, lontanissimo ormai, di Botticelli e Raffaello. Per questo il titolo è insieme un punto di partenza e un parziale punto di arrivo, per indicare la complessità di una storia carica di suggestioni.

Che si tende dallo sguardo svuotato di vita del Cristo deposto, a quello altero eppure confidente di un re. Da quello di una donna seduta sull’erba fino a quello, interrogante e attonito, di una figura che appare in una casa borghese.

Dalla certezza dell’essere nel mondo dentro l’armonia rinascimentale, all’incertezza di essere colui, o colei, che interroga con lo sguardo.

Un lungo viaggio, che comincia nella Firenze d’inizio Quattrocento e prosegue, attraversando secoli e contrade di tante nazioni, fino a giungere a una casa davanti all’oceano.  Su una piccola collina, dove il vento spazza l’erba della fine dell’estate.

Sono sguardi che si rincorrono, volti sui quali si è posato, o abbattuto, il tempo. In tutti loro si può leggere, senza dubbio, il procedere della storia dell’arte, il gusto finissimo della pittura e la sua evoluzione. Fra le opere più considerevoli vanno segnalate le seguenti: “Cristo Risorto” di Botticelli; “Cristo Portacroce” di Bellini; “Ritratto di Giovane” di Giorgione; “Autoritratto” di Van Gogh;  “Giovane con berretto” di Modigliani; “Testa” di Nolde e “Diego” di Giacometti e  “Christina Olson” di Wyeth.

La Mostra è ospitata, come detto,  all’interno della Basilica Palladiana in Piazza dei Signori e si trova all’interno della Zona a Traffico Limitato del centro storico di Vicenza.

l sito RaffaelloPicasso.AimVicenza.it  aiuta a trovare tutte le informazioni utili su sosta e mobilità per organizzare la visita alla mostra ed è visibile anche su smartphone

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