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Buon compleanno Nino

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(di Agostino Valente  e Carlo Di Stanislao)  – Nino Rota è considerato da molti uno dei massimi esponenti della musica italiana e la sua carriera, nell’immaginario collettivo, sembra essere indissolubilmente legata al mondo della cinematografia. Tra le sue opere più importanti, infatti, spiccano le colonne sonore realizzate dal compositore per numerosi film celebri in tutto il mondo. Oggi, 3 dicembre, Google ne celebra, con una variopinto doodle, i 100 anni dalla nascita, con una immagine molto “felliniana”,  che lo ritrae seduto di fronte ad un pianoforte.  Sempre oggi, giorno natale del musicista scomparso il 10 aprile del 1079, gli Avion Travel, hanno deciso l’uscita del lioro ultimo album, dedicato alle musiche di Rota, con un disco ed un dvd intitolati “L’Amico Magico” (appellativo con cui Felini chiamava il suo musicista), cofanetto contenente le musiche e le immagini de “La dolce vita”, “il padrino II e III”, “Amarcord”, “le notti di Cabiria”, “La strada” e “Boccacio 70”. Il disco è bellissimo, raffinato ed umorale, perfettamente evocativo, ma, soprattutto, ci trasmette l’autentica anima del grande compositore, certo reso famoso, ma anche un poco tradito dal cinema. All’interrogativo se Nino Rota autore di colonne sonore abbia nociuto al Rota compositore di musica strumentale, Federico Fellini replicava netto: “È una domanda per la quale dovrei sentirmi profondamente offeso. Mi sembra invece che a Nino, dall’aver lavorato nel cinema, e nel mio in particolare, sia venuta la forza e la fiducia che possono scaturire dal successo. Non credo che il suo prestigio ne sia venuto ridotto, per aver scritto canzoni come “La pappa col pomodoro” e per i miei film, se non in chi ha pensieri moralistici e rigidi sui fatti dell’arte”. Sarà anche vero, ma è altrettanto certo che il mondo della musica colta Rota non lo ha mai preso sul serio. Eppure, come ebbe a dire lo stesso Rota: “Non credo a differenze di ceti e di livelli nella musica. È diverso soltanto il territorio tecnico in cui mi muovo”. Al bando, perciò, l’etichetta di “cinematografaro”, il ritratto dell’allegro e bonario inventore di motivetti, simpatico creatore di marcette e/o di scoppiettanti melodie vernacolari. La sua è una “musica senza virgolette”, eletta, estrosa, elegante, che commuove, stupisce, funziona perfettamente da sola, senza supporto di alcuna immagine, recando il sigillo del genio. Le cose si complicano se osserviamo che molti temi da lui usati nel repertorio sinfonico e cameristico, riappaiono in forme, abiti, funzioni e vita nuovi, dentro i suoi pentagrammi: un travaso incessante da uno spartito all’altro, incurante di generi, classificazioni, steccati. Confini labili, inesistenti; intersezioni fra mondi paralleli. «Disperato ogni tentativo di individuare la percentuale di musica già scritta contenuta nelle sue partiture – secondo lo studioso Dinko Fabris – e poi Rota scriveva con la radio accesa: ciò portava a un continuo affiorare d’ispirazioni di cui lui stesso ignorava la provenienza». Un artista-spugna, inconsapevole plagiario, enciclopedia di citazione proprie e altrui. Per i funerali di Federico Fellini, Giulietta Masina chiese al trombettista Mauro Maur di suonare l’ “Improvviso dell’Angelo” di Nino Rota nella Basilica di S. Maria degli Angeli e dei Martiri a Roma e tutti compresero quanto colta ed intensa, raffionata ed emotiva fosse la sua musica. A lui è dedicato, a Monopoli, il Conservatoro, in origine nato su iniziativa dello stesso compositore come sezione staccata di quello barese, e oggi sede autonoma e, sempre a lui, è pure dedicato l’auditorium del Conservatorio Niccolò Piccinni di Bari. Pochi sanno e pochissimi ricordano, poi, che Nino Rota ha avuto un ruolo molto importante per la formazione musicale e umana di Riccardo Muti. Ai tempi in cui egli si diplomava in pianoforte al Conservatorio di Bari, Rota – che era direttore dell’Istituto – intuendo le doti dello studente, lo spinse a proseguire la sua formazione presso il Conservatorio

di San Pietro a Majella di Napoli, scuola ben più importante e depositaria di una tradizione che avrebbe certo potuto meglio favorire lo sviluppo dell’artista. Riccardo Muti, con l’Orchestra Filarmonica della Scala, ha registrato, nel 2009, per il trentennale della morte del musicista,  due CD interamente dedicati alla musica di Nino Rota.  Il grande direttore d’orchestra ha inteso rendere omaggio a Nino Rota non solo nel momento in cui la sua notorietà avrebbe potuto garantire la meritata diffusione di questi CD, ma anche quando ha potuto disporre di un’orchestra dal suono giusto per esprimere le inimitabili atmosfere del mondo di Rota. Nino Rota non era “moderno”, né tantomeno avanguardista; dalla critica era considerato “inattuale”. Ascoltando i celebri temi “cinematografici” di Nino Rota, nel contesto di un’orchestrazione preziosa, ma sempre trasparente e leggera, ci si può rendere conto che i cambiamenti di atmosfera sono continui e sintetizzano con straordinaria efficacia le caratteristiche emozionali dei film stessi. Nino Rota riusciva a realizzare queste straordinarie sintesi grazie alla sua impareggiabile facilità di invenzione melodica, ma anche facendo tesoro di una conoscenza della musica dei secoli passati e del Novecento, che gli permetteva di scrivere con leggerezza e indipendenza al di fuori degli stili e delle mode.

 
 

 

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