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Festival di Roma: Veronesi con Rorschach

Festival di Roma: Veronesi con Rorschach

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(Di Carlo Di Stanislao) E’ stato presentato in apertura e fuori concorso al Festival di Roma ieri sera e sarà nelle sale dal prossimo 14: “L’ultima ruota del carro” di Giovanni Veronesi, con la colonna sonoro scritta da Elisa e sceneggiatura ispirata da Ernesto, l’autista di Veronesi, un uomo che nel corso degli ultimi 40 anni è stato letteralmente catapultato da un lavoro all’altro, nel cuore di una Roma santa e un po’ puttana, politicamente corrotta e calcisticamente esaltata dalle prodezze sulla fascia di Bruno Conti.

In questo modo Veronesi prova a sviscerare un pezzo di storia recente: dai brigatisti anni 70 devastati dal ritrovamento di Aldo Moro, al mondiale mitico del 1982, a Tangentopoli , alla discesa in campo del Cavaliere, fino agli anni di crisi profonda e senza uscita di questi giorni.

Splendido Elio Germano, volto di uno dei tanti italiani ‘normali’ che hanno sempre assistito dal di fuori alle ingiustizie politiche e non di questo incredibile Paese, rimanendo eticamente vergine ma economicamente povero. Attorno a lui, è evidente, gatti e volpi ammalianti come Ricky Memphis, esilarante nel pennellare i tratti di un cafone pronto a tutto pur di far soldi, un tempo di sinistra, poi socialista ed infine berlusconiano, una limpida ed eccellente Alessandra Mastronardi, dolce e fedele moglie, uno strabordante Maurizio Battista, zio romanista inciucione con i potenti di turno, un credibile Alessandro Haber, ‘Maestro’ d’arte folgorato dal vile denaro, e uno straordinario Massimo Wertmuller, ferreo, violento e assente padre del protagonista, troppo presto abbandonato al suo destino.

Un film da mettere assieme (ma con molta prudenza quanto a tenuta) a “La grande bellezza” e “Viva l’Italia”, che intende farci capire a quale livello di degrado siamo giunti, facendoci ridere in più di un’occasione e a tratti addirittura commuovere, ma che a ben vedere non convince appieno a causa della scarsa originalità mista ad una pochezza di fondo.

La rapidità con cui si susseguono gli eventi è eccessiva, tanto da ampliare la spiacevole sensazione di una fiction mancata, di una serie di film tv sulla carta più che possibile e invece qui sacrificati sull’altare di un unico lungometraggio, spesso affrettato e inconsistente. Se non fosse che l’intero impianto narrativo, e i tanti volti televisivi qui prestati al grande schermo, vedi Ubaldo Pantani, Virginia Raffaele e lo stesso Battista, facessero pensare proprio a questo. Ed è qui, che a fine proiezione, ci si chiede con estrema serenità come mai un film come questo, digeribile, apprezzabile ma tutt’altro che indimenticabile sia stato scelto per aprire un Festival che due ore prima aveva esaltato la critica attraverso il maestoso “Snowpiercere viene in mente, dato che oggi Google ne celebra il 129° anniversario della nascita del suo ideatore, quale personalità verrebbe fuori sottoponedo Marco Muller ad un test completo di Rorschach.

In verità tutti sanno che Llutilizzo dell’interpretazione di “disegni ambigui” per valutare la personalità di un individuo è un’idea che risale a Leonardo da Vinci e Botticelli. E che l’interpretazione di macchie di inchiostro era parte integrante di un gioco del tardo diciannovesimo secolo. Ma quello di Rorschach fu, però, il primo approccio sistematico di questo genere che permise di definire una sorta di attendibile psicometria su attitudini e personalità.

Ora mi chiedo quale risultato verrebbe fuori valutando Marco Muller che prima ha detto che a causa dei pochi soldi e delle sue convinzione questa doveva essere festa del cinema come arte e non del glamour e poi annuncia, in partenza, che si aspettano sul red carpet Jennifer Lawrence, Scarlett Johansson ed anche Joaquin Phoenix, Rooney Mara, Jared Leto e ancora John Hurt, Sophie Turner, protagonista della serie televisiva “Il trono di spade”, Douglas Booth, attore principale della serie BBC “Grandi Speranze”, Damian Lewis protagonista di “Homeland – Caccia alla spia”, Gregg Sulkin, giovane interprete di serie “Quelli dell’intervallo” e “I maghi di Waverly” e ancora gli italiani Elio Germano, Filippo Timi, Valeria Golino, Isabella Ferrari, Claudio Santamaria, Alessandro Haber, Alessandra Mastronardi, Ricky Memphis, Giampaolo Morelli, Alessandro Roja, Francesco Scianna, Chiara Caselli, con contorno di scrittori di successo: Julian Fellowes (tradotto anche in Italia), sceneggiatore della serie Downton Abbey e premio Oscar per “Gosford Park” di Robert Altman e Daniel Pennac, il celebre e amato autore della serie di romanzi del Signor Malaussène e, non contento, ci avverte di stare con gli occhi puntati su film disuguali come Hunger Games: La ragazza di fuoco” e Dallas Buyers Club” con Matthew McConaughey e l’atteso Leto, il primo malato di Aids, il secondo trans nell’America di fine anni 80.

E per sovrapppiù prepara un incontro (il 14 novembre) con il re del box office Checco Zalone, che con i suoi film tanto da festival sembrerebbe.

Tornando alla strana apertura con Veronesi, ricordiamo che “L’ultima ruota del carro” è il suo primo film dopo il divorzio da De Laurentis e che il regista è già allle prese, da fine agosto ad Otranto, con la sua nuova pellicola: “Un donna per amico”, con protagonisti Laetitia Casta , Fabio De Luigi, Valeria Solarino, Valentina Lodovini e Carmen Carbonara, prodotto da botteghino finanziato da Fandango con Warner Bros e il sostegno di Apulia film commission.

Ricordo ciò che scrisse Marta Rizzo a proposito del film “Che ne sarà di noi” di Veronesi, parlando di totale mancanza di buongusto e di decenza, ricordandoci che quel moralismo pedante che impiegava Truffaut nel parlare di una certe tendenza del cinema francese asi è fatto grazie al cinema di Veronesi & Co. indecenza, con la solita storia di interi periodi raccontati in modo volgare e sfacciato, ma che, al contempo, aprono festival e arrivano ai Donatello ed anche ai Nastri D’Argento.

Me ne andrò, per compensare l’amarezza, a vedermi, stasera, “Vesna va veloce” di Mazzacurati, terzo appuntamento, alla Carispaq, con inizio alle 18, di “Cinema e Psichiatria”, rassegna giunta alla 11° edizione, curata dall’Istituto Lanterna Magica de L’Aquila e dal Dipartimento di Salute Mentale della ASL 01 di Avezzano-Sulmona-L’Aquila, con l’incantevole storia della extracomunitaria Vesna, che decide di restare in Italia, ma non ha un soldo e finisce col prostituirsi, con l’incanto di un racconto che riesce a fotografare la situazione degli extracomunitari senza messaggi e sottotesti retorici, con un tocco dimesso, che compone straordinarie allegorie di un dolore, d’uno spaesamento malinconico ed una protagonista di cui subito ci si innamora istintivamente, davanti al suo un sorriso, non appena il suo sguardo indurito cede il passo a un’espressione più innocente., col cuore che ci sussurra che la bambina che nasconde dentro di sé è la risposta a tutte le nostre domande ed anche al mistro della malia del cinema, quello vero, naturalmente.

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