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Il car(r)o onesto di Veronesi (con chiusa su Virzì)

Il car(r)o onesto di Veronesi (con chiusa su Virzì)

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(di Carlo Di Stanislao) – Uscirà a Novembre 2013 il film che Giovanni Veronesi ha iniziato a girare in questi giorni a Roma, intitolato “L’ultima ruota del carro”, con Elio Germano, nei panni di Ernesto, di professione traslocatore, ispirato a un personaggio reale: Ernesto Fioretti (anche cosceneggiatore), autista nel mondo del cinema, che ha raccontato la sua ”particolarissima vita” al regista.
Particolare perché onesta, in un’Italia in cui arrivismo e disonestà la fanno da padrone.
Nella commedia, ironica ma dai risvolti amari, gli anni del terrorismo, dello yuppismo, di mani pulite e del berlusconismo, con personaggi raccontasti nel tempo e nei cambiamenti, come nel capolavoro di Scola “C’eravamo tanto amati”.
Accanto a Germano Ricky Memphis, che interpreta il suo migliore amico, uomo qualunque come lui e come lui “soldato semplice”, ma decisamente più furbo e scafato e Virginia Raffaele, donna in carriera, prodromo di certe signore che poi abbiamo visto nel partito di Berlusconi. Nel cast anche Sergio Rubini ( nel ruolo di un rampante anni ’80 e ”fijo de ‘na mignotta”), Dalila Di Lazzaro, Alessandro Haber, Francesca Antonelli, Massimo Wertmuller e Maurizio Battista.
Onesto fino in fondo, il protagonista del film è anche fedele alla moglie (interpreta da Alessandra Mastronardi), con cui vive un amore profondo ed autentico, che dura intatto attraverso tre decenni.
Oltre che “il primo film senza corna” (come scherzosamente ha detto Veronesi), è anche il suo primo fil fuori dall’area di Aurelio De Laurentiis, prodotto invece da Fandango e Warner Bros.
“Sono contento, perche’ dopo sette film con Aurelio, avevo, a 50 anni, il bisogno di conoscere altre persone e fare cose diverse”, ha detto Veronesi ed aggiunto: “la mia vita nel cinema e’ stata relativamente facile, prima con Nuti, poi con Pieraccioni e infine da solo. Avevo voglia di mettermi alla prova. Al contrario di quello che mi aspettavo, Aurelio ha capito e mi ha solo tenuto il contratto, che prevede un altro film insieme. E’ stato un signore, ha accettato da amico”.
Anche se prima di questa nuova impresa Veronesi stava scrivendo un altro film, ”Ti prendo e ti porto via’, dal libro di Ammaniti, poiché il progetto andava per le lunghe per questioni di diritti, il regista dei tre “Manuali d’amore” ha deciso di buttarsi in questa impresa, per raccontare l’Italia attraverso lo sguardo di una persona vera, cosi’ com’e’, senza farne una macchietta o una imitazione.
Considerato il nuovo Monicelli, sceneggiatore (colpevole) di vari “cinepanettoni”, Veronesi, comunque, può giustamente essere definito il “nuovo Monicelli”, dotato di una sensibilità e di un gusto che riescono a rendere con naturalezza quella certa infantile freschezza che accompagna la sue pellicole, il tutto condito con un sottofondo di malinconica rassegnazione, sui casi della vita.
Infatti, non solo è un regista divertito e divertente, ma conserva quell’aspetto ludico, tipico dell’adolescenza, che è piuttosto difficile oggi da trovare, soprattutto nel cinema nostrano, con poche eccezioni come quella di Paolo Virzì, altro campione di commedia popolare che, strizzando l’occhio a Ettore Scola, Mario Monicelli e Luigi Magni, realizza storie ed esistenze che cercano di evitare quanto più possono il consumismo, l’utopia radical-chic, gli intrallazzi, gli intrighi politici, le divisioni fra zecche e pariole e la stupidità, che invece trionfano, con tanto di riferimenti e modelli, nel resto del mondo.

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