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Guida automatica, macchine ed aerei senza pilota

Guida automatica, macchine ed aerei senza pilota

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Negli ultimi anni sono stati ideati dei progetti che prevedono l’utilizzo di mezzi di trasporto con guida automatica e già  dalla fine del 2015 potremmo assistere alla circolazione sulle nostre strade di auto che “si guidano da sole”.  Questo progetto è stato lanciato principalmente da google, che ha già realizzato i primi prototipi, seguita da Audi, Ford ed Apple. Le google cars  sono attualmente in grado di autogestirsi grazie a dei sensori che riescono a percepire eventuali situazioni di pericolo, auto e condizioni meteo. Grazie alle informazioni ricevute dai sensori, il software  dell’auto riesce a guidare il mezzo in perfetta sicurezza e nel rispetto del codice della strada. Questa innovazione, se entrerà in funzione in larga scala, andrà di certo a ridurre il numero di incidenti che si verificno ogni giorno nelle nostre strade. Tuttavia le google car sono già state coinvolte in alcuni incidenti, ma Google si difende affermando che le collisioni sono state causate da errori umani alla guida delle altre auto.

Altri progetti di questo genere sono già parzialmente diventati realtà. Infatti, in alcune miniere, ci sono dei dumper che trasportano tonnellate di materia pima in maniera automatica, fermandosi solo per fare rifornimento di carburante. Sono state creati anche dei prototipi di navi senza equipaggio a bordo, che possono solcare gli oceani per il trasporto di merci evitando ostacoli ed altre navi.

Il progetto più ambizioso, tuttavia resta quello di creare aerei di linea senza equipaggio. Già esistono le tecnologie per il volo automatico, ma la maggior parte delle manovre viene effettuata da un pilota. Questo progetto prevede l’eliminazione completa dell’equipaggio a bordo e preservare la figura di un pilota che si trova non in cabina, ma a terra gestendo un’intera flotta di aerei a migliaia di chilometri di distanza.

Eliminare la figura del pilota può avere effetti positivi e negativi:

i lati positivi sono molteplici, infatti enorme beneficio potrebbero ricavarne le compagnie aeree, che risparmierebbero molto denaro sia per l’addestramento dei piloti sia per lo stipendio (spese molto importanti  dopo quelle del carburante). Senza poi contare le spese che le compagnie dovrebbero effettuare per formare degli equipaggi “maggiorati” di 4 o più piloti per le rotte più lunghe affinché vengano rispettati i limiti imposti dalle autorità aeronautiche sul tempo massimo di permanenza ai comandi per un pilota (tra 11 e 13 ore, a seconda del tipo di volo) e sul riposo minimo tra un volo e l’altro.

Il lato negativo invece, è dovuto all’atteggiamento dei passeggeri che avranno difficoltà a vivere un’esperienza che già di per sé è percepita innaturale (in aereo si sta al chiuso, immobilizzati e sospesi nel vuoto), si aggiunge anche la paura irrazionale della mancanza di un contatto umano. Questo perché il comandante da un senso di sicurezza e si presenta  con la figura dell’esperto pilota che può gestire ogni situazione. Tuttavia, dati alla mano, la maggior parte degli incidenti aerei sono dovuti all’errore umano, perciò un ideale pilota automatico permanente potrebbe ridurre drasticamente il numero di incidenti.

I primi test sono stati condotti nel 2013 tra Inghilterra e Scozia e hanno visto protagonista un comune aereo commerciale da 18 posti, trasformato in un “senza pilota” per l’occasione.Durante il volo principale, sono stati sperimentati in particolare due elementi: il sistema di comunicazioni, che deve garantire al pilota a terra la possibilità di prendere (se necessario) il controllo manuale dell’aereo, oltre che di scambiare le consuete informazioni con la torre di controllo, e i cosiddettidispositivi di evitamento”. Parliamo di sistemi avanzatissimi di sensori e telecamere, collegati con i computer di bordo, che consentono all’ aereo di mantenersi a distanza da edifici e da altri velivoli, di riconoscere potenziali minacce meteorologiche semplicemente “scansionando” le nuvole e persino di cercare una pista di fortuna nel caso in cui fosse necessario eseguire un atterraggio di emergenza in completa autonomia.

Lambert Dopping-Hepenstal, direttore del programma Astraea, spiega che i risultati sono incoraggianti e in particolare confermano che, grazie alla loro capacità di autodeterminazione, questi aerei sapranno operare nella massima sicurezza e prendere le decisioni più idonee, anche quando dovessero interrompersi, per un’avaria, le comunicazioni con la base a terra.

Bisogna fidarsi della nuova tecnologia? Oppure la mano dell’uomo resta la scelta migliore? Lo scopriremo solo con il tempo.

Armando Garofalo

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