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I segreti di Kuantan, la città marziana

I segreti di Kuantan, la città marziana

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Una città aliena nel cuore della Malesia, è Kuantan la città rossa. La città, capoluogo dello stato di Pahang, da tempo si è tinta di rosso e la colpa è dell’inquinamento. Un disastro ambientale passato ancora una volta sotto silenzio in Italia, causato dall’aumento indiscriminato dell’estrazione della bauxite, da cui si ricava l’alluminio.

L’area della Malesia è da mesi in ginocchio. Questa roccia sedimentaria è la principale fonte di produzione dell’alluminio. Chilometri di mari, fiumi e coste si sono ricoperti da una coltre color ruggine tutt’altro che salutare. Malattie della pelle e aumento del rischio di cancro sono ormai una realtà e le richieste pubbliche di una più severa regolamentazione delle miniere di bauxite finora sono rimaste inascoltate.

Nel giro di due anni, l’estrazione di questo materiale è aumentata a dismisura con scarsi controlli e norme non adeguate. Nei primi 11 mesi del 2015, la Malesia ha esportato più di 20 milioni di tonnellate di bauxite in Cina. Per fare un confronto, nel 2013 ne ha esportare circa 162.000 tonnellate.

La domanda da parte della Cina ha alimentato il rapido aumento del settore minerario della bauxite di Pahang e la preoccupazione per l’impatto sull’ambiente è ormai alle stelle.


I segreti di Kuantan, la città marziana

 Qui le acque al largo di Kuantan sono diventate rosse all’inizio del mese di gennaio per via di una fuoriuscita del minerale.

I segreti di Kuantan, la città marziana

Sulla base delle denunce, MACC ha scoperto situazioni di corruzione da parte di certi ambienti coinvolti nelle attività di estrazione di bauxite.
Il Ministro dell’ambiente malese ha annunciato uno stop di tre mesi per tutte le attività minerarie leagate alla bauxite nel distretto di Pahang a partire dal 15 gennaio, per cercare di far rientrare l’emergenza inquinamento. Tuttavia, la moratoria potrebbe essere estesa a tempo indeterminato se l’industria non riuscirà a contenere il problema dell’inquinamento.

Tre mesi, un margine di tempo troppo stretto, secondo gran parte della popolazione colpita dal problema. I residenti e le organizzazioni non governative non sono soddisfatte delle misure annunciate. Per Jasper Teoh, cittadino di 42 anni: “Cosa si può fare entro tre mesi? L’arco di tempo è troppo breve per fare qualsiasi cosa.  L’ennesimo disastro ambientale che tra qualche giorno verrà dimenticato.

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