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Spettacolarità e poesia al cinema in questi giorni

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(di Carlo Di Stanislao) Il trailer appena uscito promette bene, anche se il regista è un esordiente, Dan Bradley ed il confronto con l’originale, “Alba rosa” del grande John Milius del 1984, più che difficile.

Nel film, atteso nelle prossime settimane, esce nel 50° anniversario disastro USA della “baia dei porci”  e sostituisce la Corea del Nord con l’Unione Sovietica di un tempo, ma sempre con un gruppo di prodi liceali, interpretati da Chris Hemsworth, Isabel Lucas e Josh Hutcherson, a fronteggiare il pericolo che stavolta è giallo.

Distribuito dalla FilmDistrict, la pellicola uscirà il 21 Novembre negli USA e subito dopo in tutta Europa e sarà certamente coinvolgente e molto spettacolare, considerando che vi si lavora dal 2009 ed il budget è multimilionario.

Intanto, possiamo consigliare l’appassionato di non perdere “il comandante e la cicogna”, surreale, fin dal titolo, ultimo lavoro del sempre poetico Silvio Soldini, che stavolta firma con Doriana Leondeff, riuscendo nell’impresa di camminare sul filo del rasoio o, se preferite, sul filo teso nel cielo sopra la città, rivelando la magia intermittente e sottile di una messa in scena originale, dove l’invettiva è affidata alle statue parlanti – bellissimo il litigio fra Garibaldi e il commendator Cazzaniga, eroe dei nuovi tempi – dove la realtà perde i suoi contorni realistici, gli idraulici hanno collaboratori cinesi e mogli defunte, che appaiono sempre in costume da bagno per farsi una chiacchierata (impagabile Claudia Gerini che sfodera un’inedita parlata ligure ), sniffare caffé e dare consigli sull’allevamento dei figli.

Magnifici Valerio Mastandrea, Alba Rorwacher, Maria Paiato, abili ed eleganti nel rubare la scena allo spettacolo di varia, italica umanità, vista con distacco, in questi particolarissimi frangenti, alle prese con il vischio pervasivo della corruzione e della volgarità, assurte a rango di misura del successo e dell’affermazione personale.

Il fango cupo dell’America, dalla’11 settembre di 11 anni fa, si chiama “infiltrazione”; quella dell’Italia, incultura dell’accaparramento ad ogni costo.

Sicché, nel bel paese che Soldini e la Leondeff raccontano, anche l’avvocato Malaffano (Luca Zingaretti), difensore di corrotti ed imbroglioni, avrà diritto, alla sua bella statua.

Più serena e con maggior speranza il terzo titolo in giro: “Il matrimonio che vorrei”, prodotto USA di David Frankel, con Meryl Streep, Steve Carell, Elisabeth Shue e Tommy Lee Jones, elogio della poesia del ritrovarsi, della coppia sopravvissuta ai temporali e ai fulmini del trascorrere del tempo, in una America infestata da guru della pragmatica e della manualistica.

Insomma, una commedia peculiare, melanconica ma con speranza; un film che ironizza sulle coppie che per qualche necessità, fanno ricorso ad una terapia per recuperare la loro relazione, magari affidandosi ad un consulente o un manuale.

Dalle battute iniziali “siete sposati perché’ dovrebbe cambiare?” a quelle dei colleghi al massimo del cinismo (“poi gli passa”) a quelle di terapia..il film mette in moto le emozioni e alla fine porti a casa una verità che quello che conta nella vita non pensare di ripetere ogni giorno le stesse cose, ma dare valore alla presenza di chi hai vicino e soprattutto cercare di vivere di emozioni allontanando i nostri limiti e vivendo in armonia con l’unica persona che hai sempre voluto facesse parte della tua vita.

Un film che ameranno le donne, che amerà chi ama il cinema, non un film per giovanissimi…ma per tutti gli altri certo si.

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