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Da sospendere il fiato

Da sospendere il fiato

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(Di Carlo Di Stanislao) Ha appassionato all’ultimo Festival di Venezia e ieri sera, in seconda serata su Rai 3, ricordato le condizioni di grande rischio per la salute che hanno vissuto, e vivono, studenti e ricercatori dei laboratori di alcune università italiane, con una narrazione fatta di sguardi in macchina, di piani evocativi, di voci fuori campo, che inchiodano lo spettatore alle ansie del presente, alla deriva di un paese mancato.

“Col fiato sospeso”, film-esperimento di Costanza Quatriglio, con Alba Rohrwacher, Gaetano Aronica, Anna Balestrieri e con la voce di Michele Riondino, sulla scorta dell’esempio registico di Kieslowski e della cosiddetta “drammaturgia della realtà”, sceglie di confrontarsi con una serie di dolorosi fatti di cronaca (le morti per cancro di alcuni ricercatori dell’Università di Catania), che nel racconto per immagini vengono decantati attraverso le ‘maschere’ di personaggi di finzione.

Il carattere sperimentale del film consiste proprio nella capacità di ‘piegare’ la grammatica della fiction, di adattarla alla tensione conoscitiva del documentario, innestando dentro le pratiche della rappresentazione alcuni scarti in grado di ribaltare lo statuto e il senso della narrazione.

Al potente effetto di verità del racconto contribuisce anche la voice over di Michele Riondino, altro elemento di dissonanza ‘epica’; il suo commento scandisce alcuni passaggi del memoriale di Emanuele Patanè, uno dei ricercatori a cui si ispira il film, e diventa così una sorta di controcanto accorato e lucido. Quella di Riondino è in fondo una voce-guida, una “voce senza corpo” che si incarna in ognuno dei volti che scorrono sullo schermo, che rivive in ogni gesto, sprigionando quello che con Pasolini potremmo dire “tetro entusiasmo”.

Un film appassionato ed appassionante, un’opera che testimonia la fiducia e la speranza nella ricerca, l’ostinazione nel vivere “dentro una bolla”, al riparo dei sogni.

La tenacia di Stella, la protagonista, è, per chi guarda, una lezione esemplare e insieme un atto d’accusa, perché mette in crisi la remissività verso una nazione che continua a costruire alibi, a mortificare ogni forma di resistenza e di senso civico.

Ma se Stella/Rohrwacher è il polo d’attrazione del film, grazie al magnetismo del volto espanso dell’attrice, la rabbia giovane di Anna, i colori graffianti dei suoi capelli e delle sue note rappresentano una sorta di antidoto, di possibile via di fuga; ogni gesto del personaggio fa scintille, si carica di un’ansia pronta a esplodere, a fare rumore.

Palermitana, classe 1973, con il suo film d’esordio, “l’isola”, ha partecipato alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes 2003, vincendo il Nastro D’Argento per la colonna sonora originale del trombettista jazz Paolo Fresu.

Sempre nel 2003, alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, o ha presentato, nella sezione Nuovi Territori, Racconti per l’isola – Appunti di lavoro per un film, documentario sul metodo di lavoro utilizzato con gli attori non professionisti nella preparazione del film L’isola e l’anno dopo, realizzato Raìz – Radici a Capo Verde miniserie docu-fiction prodotta da Rai Tre in tre puntate da 50′, saga di una famiglia di origine capoverdiana che vive in Italia da oltre trent’anni.

A febbraio 2005 è andato in onda il cortometraggio Comandare. Una storia Zen prodotto da Sky Cinema realizzato nella periferia di Palermo e nel maggio dello stesso anno, per il palinsesto del programma “Ballarò” di Rai Tre, ha realizzato il cortometraggio Metro ore 13, prodotto dalla Bianca Film.
Nel 2006, alla prima edizione della Festa del Cinema di Roma ha presentato Il mondo addosso, lungometraggio documentari, : storie di vita di ragazzi migranti giunti soli in Italia, prodotto dalla Dream Film con la collaborazione di Rai Tre e il supporto dell’Unicef., mentre per Mikado ha ideato e diretto lo spot cinematografico per la campagna governativa di sensibilizzazione sull’affido familiare: protagonisti Neri Marcorè, Nicole Grimaudo e Marina Massironi.

Prodotto da Marco Paolini, “Col fiato sospeso”, come detto, prende spunto da un fatto di cronaca, avvenuto nel dicembre del 2008, quando furono apposti i sigilli ai laboratori di chimica alla facoltà di farmacia dell’università di Catania, a causa del sospetto ambientale, oltre al ritrovamento del memoriale del dottorando Emanuele Patané, morto di tumore al polmone nel 2003.

Chi ha creduto subito nel progetto la protagonista Alba Rohrwacher, fiorentina, che ha esordito come attrice nel 2004 nel film di Carlo Mazzacurati L’amore ritrovato, vincitrice del Davide di Donatello nel 2008 per “ Giorni e le nuvole” di Soldini e, nel 2009, per “Il papà di Giovanni” di Pupi Avati, vincitrice del Ciak d’oro e del Nastro d’argentom per la migliore protagonista nel 2010 per “Cosa voglio di più” di Soldini e membro, nel 2011, della giuria del Festival di Venezia presieduta da Darren Aronofsky; certamente una delle attrici più interessanti del nostro panorama cinematografico, magrissima nel fisico e parca nell’espressione vocale, è un animo delicato capace dii trasmettere emozioni fortissime ed estreme, anche con un solo sguardo penetrante.

E’ anche protagonista di “Le meraviglie”, seconda regia della sorella Alice, applaudito al Festival del Cinema di Torino, fortemente voluto da Paolo Virzì, ma che è piaciuto anche ai selezionatori del prossimo Cannes per il talento della regista, ma anche per la sua straordinaria bravura di attrice, prodotto come il precedente, “Corpo Celeste”, da Carlo Cresto-Dina per Tempesta e Rai Cinema, con una coproduzione internazionale che coinvolge la svizzera AMKA Films, la televisione della Svizzera Italiana e la casa di produzione tedesca Pandora, con nel cast il danzatore olandese Sam Louwyck, Sabine Timoteo e la partecipazione straordinaria di Monica Bellucci.

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