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Ps contro Anonymous, 15 denuncie

Ps contro Anonymous, 15 denuncie

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Il capo ha 26 anni, il più giovane sedici ancora da compiere; non hanno legami con gruppi eversivi o antagonisti, si muovono in maniera trasversale e l’ultimo attacco l’hanno realizzato lunedì, contro l’odiata Agcom: con un’operazione scattata alla vigilia della ‘Notte della rete’ proprio contro la delibera sulle violazioni al diritto d’autore che l’Autorità garante per le comunicazioni discuterà domani, la Polizia Postale ha individuato il ‘braccio’ italiano di Anonymous la rete internazionale di hacker che si è fatta conoscere a forza di attacchi ai nemici di Julian Assange e Wikileaks e responsabile di decine di azioni per bloccare i siti di istituzioni e multinazionali. Il bilancio è di quindici persone denunciate, tra cui cinque minorenni, e 33 perquisizioni effettuate in diverse regioni italiane ed in Svizzera. I reati contestati dal pm della procura di Roma Perla Lori sono, a vario titolo, accesso abusivo e danneggiamento al sistema informatico e interruzione di pubblico servizio. Reati per i quali, nelle forme aggravate, sono previste pene che superano i cinque anni. Ma l’inchiesta è tutt’altro che conclusa: al vaglio degli investigatori e della procura di Roma che ha coordinato le indagini ci sono infatti le posizioni di una trentina di persone, nei confronti delle quali al momento non è stato emesso alcun provvedimento. I computer, gli hard disk e i numerosi documenti sequestrati nelle case degli indagati potrebbero però portare a nuove denunce. Quel che è comunque certo, secondo gli investigatori del Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche, è che gli ‘Anonimi’ italiani individuati oggi sono i protagonisti di decine di attacchi a siti istituzionali e di grandi aziende compiuti da gennaio ad oggi: da quelli del Senato e della Camera a quello del Governo, da quello di Finmeccanica a quelli di Eni e Enel, da quello dell’Agcom a quelli di Rai e Mediaset. “Quel che questi ragazzi hanno fatto – dice il capo della polizia postale, Antonio Apruzzese – non è un giochino. E il legittimo diritto di critica si è trasformato in un grave danno economico per i siti istituzionali e quelli delle aziende attaccate, che rischia di ricadere sugli stessi giovani e sulle loro famiglie”. Ricostruzione smentita dall’organizzazione che sul sito italiano ha postato una nota in cui precisa che le persone individuate “non erano pericolosi hacker” ma “persone come tutti”, denunciate “mentre protestavano pacificamente per i nostri diritti”. “I media hanno diffuso la notizia che l’intera rete di Anonymous italiana sia stata smantellata e che il capo di Anonymous Italia sia stato catturato – dicono i pirati informatici -. Anonymous nega quanto detto dai media e vorrebbe ricordare che non c’é nessun capo, nessuna struttura e che tutti operano allo stesso livello”. Dunque “niente è stato smantellato”, aggiungono. Annunciando che “la protesta continuerà più rumorosa che mai” con “conseguenze per le azioni compiute dalle forze dell’ordine” per dimostrare che Anonymous “é presente, combatte e combatterà in futuro per la liberata della rete”. Ma chi sono gli Anonimi italiani e come realizzavano gli attacchi? A capo del gruppo, secondo la polizia postale, c’é un ventiseienne italiano nato e residente nel Canton Ticino, in Svizzera, considerato lo stratega, colui che pianificava e dava il via agli attacchi. Attorno a lui ruotano gli altri giovani e giovanissimi (tre dei denunciati hanno tra i 15 e i 16 anni) che si occupavano delle varie fasi delle azioni da compiere. Uno dei minorenni, ad esempio, aveva il compito di effettuare i ‘penetration test’, cioé di verificare la reale possibilità di attaccare un sito. Il ‘target’, l’obiettivo, veniva invece scelto in modo democratico attraverso una discussione che si svolgeva sui canali di chat Irc e coinvolgeva anche i gruppi all’estero: una volta individuato, partiva l’ ‘ordine’ d’attacco attraverso Facebook, Twitter e gli altri social network. Per colpire i siti, gli hacker si appoggiavano su server virtuali, spesso all’estero e con potenti capacità di banda, in grado di consentire anche ad un solo Anonimo, attraverso software specifici, di inviare in simultanea migliaia di richieste al sito da attaccare, in modo da saturarne le possibilità e bloccarlo.

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