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Roma e Milano: il conflitto avrà mai una fine?

Roma e Milano: il conflitto avrà mai una fine?

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(Di Alessia Leone) Roma e Milano. Milano e Roma. Quale potrebbe essere un ipotetico ordine secondo cui scrivere in un elenco prima l’una e poi l’altra? Prima la capitale dell’economia italiana o prima la capitale…e basta? Il conflitto di supremazia tra le due principali città italiane è lì, da molti anni, e nessuno ha il coraggio di risolverlo, un pò per orgoglio cittadino e mancanza di oggettività un pò per l’apparente ininfluenza che la questione ha a livello mondiale. Invece, almeno per noi italiani, la questione dovrebbe avere una estrema importanza. La città più importante d’Italia è infatti quella che deve portare un’immagine del nostro Bel Paese nel mondo e che deve essere un motivo di orgoglio e vanto per tutti noi: orgoglio per la sua vitalità, per il suo cosmopolitismo e per la vasta offerta di “possibilità di vita” per giovani e meno giovani. La storia italiana dall’unità fino ad oggi ha avuto, in larga misura, anche se non del tutto, una grossa parte di colpevolezza nella nascita del “conflitto”. Il Nord, infatti, sia per la vicinanza fisica con l’Europa sia per gli scambi culturali con le vicine realtà svizzere, austriache e tedesche e, di conseguenza, mondiali, ha sviluppato una sua filosofia di vita, in cui precisione e affidabilità nel lavoro e cura e rispetto dell’ambiente urbano e non concorrono giornalmente in una sfida contro le proprie possibilità di miglioramento. A tutto ciò si contrappone la realtà più “meridionale” di Roma che, lontana dalla centralità del potere economico occidentale (Europa centrale e Stati Uniti) e penalizzata dal modo d’essere “spensierato e compagnone” del Sud, si è gettata alle spalle un possibile piano di rimodernamento della città per restare ferma nell’orgogliosa posizione di “Città Eterna”. Eppure, in un confronto diretto con Milano, la città che l’orgoglio romano definisce eterna risulta perso in partenza. Già all’arrivo all’aeroporto, o alla stazione, il turista si rende conto della netta inferiorità della città rispetto al resto del mondo. Pavimenti sporchi, mura imbrattate, mezzi di trasporto improponibili, incuria dei beni comuni sono solo alcuni degli esempi che contraddistinguono l’immagine di una città che dovrebbe rappresentare la grandezza dell’ottava potenza mondiale. Eppure, usciti dalla metro, non si può che rimanere incantati dalla magnificenza di una città che, nonostante tutto, continua a splendere e a testimoniare come la grandezza di un popolo possa riecheggiare nonostante il trascorrere del tempo. Non si può non essere innamorati di Roma e delle continue emozioni di meraviglia che suscita nel profondo dell’animo umano, di una città che riesce a catturare l’attenzione su una diversa sfumatura di stupore ogni volta che la si vede. Il prezzo che però il turista deve pagare per vedere con i propri occhi lo splendore della civiltà dell’antica Roma diventa però indigesto quando ci si trova a fare i conti con la civiltà della Roma moderna. Un popolo tanto pieno di orgoglio per il passato splendore quanto incurante, indifferente e sprezzante verso un patrimonio che, se curato e sfruttato al meglio, da solo, potrebbe portare nelle casse statali così tanti soldi da poter risanare il debito pubblico. La domanda, spontanea, è: che fine fanno i Romani quando si chiede loro un atto di vero amore nei confronti della propria città? Come si vede in giro per le strade, loro spariscono. Lasciando marcire secoli e secoli di arte e grandezza, senza preoccuparsi minimamente del fatto che tirando ancora la corda dell’incuria e dell’indifferenza questa presto si romperà, lasciando l’amaro in bocca a chiunque, che, recatosi nella città dalle mille emozioni, proverà solo il terrore di entrare in una metropolitana che promette di risvegliare le malattie che avevamo debellato anni fa e l’orrore di vedere, per esempio, un Altare della Patria nero di sporcizia. Questa immagine, distruttiva per un qualsiasi italiano orgoglioso del proprio paese, viene, se non cancellata, almeno sopita con un giro a Milano, la città dalle mille risorse, che, giustamente, cerca di proporre una diversa immagine di se. A chi è nuovo della zona viene quasi da piangere di gioia per il profumo di pulito che proviene dalle stazioni metropolitane o per la puntualità dei mezzi pubblici, che fanno venire voglia di rottamare qualsiasi macchina ed andare a piedi. Il turista non potrà non accorgersi della cura dei cittadini nei riguardi della propria città, in cui non si vedono aberranti atti di supremazia di gang locali sui beni pubblici o in cui le cartacce per terra sembrano incubi lontani. Il verde pubblico, anche se poco, diventa un paradiso da cui fuggire, e la meticolosità e la precisione con cui si lavora diventano un patrimonio dell’umanità. E se qualcuno ribattesse dicendo che Milano non ha una storia ai livelli di quella romana, deve tacere nel vedere come il patrimonio storico ed artistico, anche se non eccessivo, viene conservato con una gelosia quasi maniacale, a cui si unisce la voglia di riscatto verso questa mancanza con ammodernamenti di edifici, piazze e strade e con la valorizzazione dell’arte moderna, che, del resto come la città, lancia verso il futuro. È chiaro come i piani su cui si pongono le due città sono totalmente diversi: Roma è la città della gloria passata e della caduta di stile recente, Milano è la città dalla “poca” storia ma dalle mille risorse, dalla moda all’economia. Milano o Roma? Roma o Milano? Questa domanda, alla fine di quest’analisi, non può avere un senso, è come ostinarsi a parlare il russo con un pechinese. Piuttosto, è necessario porre il punto della questione sulla salvaguardia della bellezza cittadina, argomento che in Italia trova molte orecchie da mercante. È giusto che la capitale d’Italia si crogioli nel sogno passato dando un’immagine ridicola del moderno? Se la risposta è affermativa, Roma, stai attenta! Milano non tarderà a candidarsi “Città più bella d’Italia” al tuo posto.

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