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Acqua salata in aeroporto

Acqua salata in aeroporto

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(di Letizia Iannella)
Praga, seconda serata in città e lauto pasto in un buon ristorante italiano:
Salmone: 250 cK = 10 euro
Pizza margherita al piatto(ottima secondo la tradizione napoletana): 90 cK = 4 euro
Caffè(1): 90 ck = 4 euro
Bottiglia d’acqua ½ lt: 60 ck = 2.15 euro
Mezzo litro d’acqua e una pizza hanno quasi lo stesso prezzo, che diventa proprio uguale se si aggiunge all’acqua praghese, ingrediente già molto rinomato di per se e su questo non c’è dubbio, una polvere magica: il caffè.
Essendo la spesa di due giorni nella città dell’orologio astronomico consistita in gran parte di acqua -è importante idratarsi: vi lascio immaginare quanti mezzi preziosissimi litri- potrebbe sorgere questa idea: portarsi dietro una scorta di bottigliette d’acqua.
No, impossibile: in aeroporto ci privano di qualsiasi liquido prima dell’imbarco.
Ed è qui che tutto ha inizio. Questa è una trappola.
Aeroporto Leonardo da Vinci, Roma, 5 maggio 2013
Lasciate ogni speranza o viaggiatori che vi accingete al vostro gate:
ogni speranza di bere, dopo essere usciti indenni dal controllo bagaglio a mano, un sorso d’acqua che vi costi meno di 10 cent. Oppure che valga meno di tale somma? Può anche darsi che l’acqua offerta dai negozi dell’aeroporto sia tanto migliore di quella che si compra abitualmente da quintuplicare il suo valore. Sarà per l’immediato effetto diuretico e per una quantità di sodio straordinariamente ridotta. Ci credo poco però, non so voi. Bottiglia d’acqua ½ lt: 2 Euro!
È sorprendente come il re delle risorse primarie che si trova in aeroporto sgomenti ogni volta il consumatore alla cassa. Eppure si tratta sempre di H20: due atomi di idrogeno e uno di ossigeno.
Ecco di seguito una petizione presentata alla Commissione per le petizioni del Parlamento Europeo:

COMUNICAZIONE AI MEMBRI

Oggetto: Petizione 1213/2008, presentata da M.T. (cittadino tedesco), sull’acqua da bere ad un prezzo ragionevole negli aeroporti.

1. Sintesi della petizione

Il firmatario contesta il prezzo eccessivamente elevato dell’acqua da bere negli aeroporti europei. Sostiene che gli aeroporti traggono un ingiusto vantaggio dal divieto di portare liquidi in determinate aree per applicare prezzi esorbitanti all’acqua da bere (ben 3,5 euro per mezzo litro). Afferma che, se ai passeggeri non è consentito portare acqua nelle aree vietate, l’aeroporto dovrebbe almeno installare distributori di acqua puliti e ben visibili o fornire bottiglie di acqua a prezzi ragionevoli.

2. Ricevibilità
Dichiarata ricevibile il 13 febbraio 2009. La Commissione è stata invitata a fornire informazioni (articolo 202, paragrafo 6, del regolamento).

3. Risposta della Commissione, ricevuta il 1° settembre 2009.
“La Commissione non ha alcun potere giuridico riguardo alle decisioni commerciali adottate dai gestori aeroportuali o da altri soggetti commerciali operanti all’interno di un aeroporto. I prezzi al dettaglio dei prodotti e servizi offerti ai passeggeri all’interno degli aeroporti sono pertanto oggetto di decisioni di carattere commerciale che devono essere generalmente prese dalle singole imprese.
Tuttavia, un anno dopo l’adozione, da parte del Consiglio e del Parlamento europeo, della normativa che vieta di portare liquidi nelle aree sterili degli aeroporti e a bordo degli aeromobili (ottobre 2006) e in seguito a diverse domande sulla questione del prezzo
dell’acqua in bottiglia venduta negli aeroporti, la Commissione ha chiesto all’Airports Council International (ACI), ossia l’organizzazione che rappresenta gli aeroporti, di esaminare la questione della concessione ai passeggeri dell’accesso all’acqua potabile negli aeroporti. Nella sua risposta, l’ACI ha fatto riferimento a un’indagine svolta tra i propri membri da cui non è emersa alcuna differenza nel costo dell’acqua in bottiglia venduta prima e dopo i controlli di sicurezza. Ha inoltre informato la Commissione che molti negozi presenti negli aeroporti confrontano i prezzi dei propri venditori al dettaglio e degli operatori della ristorazione con quelli dei negozi cittadini.
Occorre rilevare che gli aeroporti non sono tenuti a vendere articoli al minor prezzo possibile – che si tratti di acqua in bottiglia o di altri prodotti – né si può ritenere che possano competere con i supermercati a basso costo, in particolare se si pensa agli affitti spesso elevati che i negozi presenti negli aeroporti sono solitamente tenuti a pagare. La maggior parte degli Stati membri, tuttavia, persegue politiche sugli spazi pubblici che prevedono l’accesso all’acqua potabile. Tali norme nazionali si applicano presumibilmente anche agli aeroporti.

Conclusioni
Sulla base delle informazioni disponibili, la Commissione non è a conoscenza di negozi presenti negli aeroporti che sfruttano le restrizioni sul trasporto di liquidi a bordo degli aeromobili imposte ai passeggeri quale mezzo per realizzare eccessivi profitti sulla vendita di bevande analcoliche. Qualora dovesse ricevere indicazioni concrete sulla sistematica violazione del divieto di portare liquidi in determinate aree a scopi commerciali, la Commissione solleverà la questione con i soggetti interessati, gli Stati membri e il Parlamento europeo.”

Gli affitti spesso elevati dei locali negli aeroporti? Non è una scusa valida per lucrare sulla vendita del bene primario per eccellenza.
“La Commissione non è a conoscenza […] bevande analcoliche”.
Molto strano. Due sono le possibilità: o i membri della suddetta Commissione non viaggiano o non bevono o, più probabilmente, non risentono affatto della situazione.
Siamo d’accordo sul commercio libero; ma la libera concorrenza, commercianti e commissione, fa rima con coscienza .
E un applauso a M.T. cittadino tedesco, che ci ha provato.

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