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Svizzera, Greenpeace in azione alla sede di Mammut contro uso sostanze pericolose nell’abbigliamento

Svizzera, Greenpeace in azione alla sede di Mammut contro uso sostanze pericolose nell’abbigliamento

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Oltre 15 attivisti di Greenpeace provenienti da sei Paesi europei hanno scalato questa mattina il quartier generale di Mammut, nota azienda dell’outdoor, a Seon in Svizzera. Gli attivisti hanno installato in aria un vero e proprio tavolo per le negoziazioni, invitando l’amministratore delegato Rolf Schmid a sottoscrivere un impegno Detox sull’eliminazione dei PFC e di tutte le sostanze tossiche dalla filiera produttiva e dai prodotti.

Gli attivisti hanno anche installato un vero e proprio bivacco sospeso, mentre all’ingresso degli uffici Greenpeace ha realizzato una mostra per spiegare ai dipendenti di Mammut la pericolosità dei PFC impiegati dall’azienda. «Invitiamo i dipendenti di Mammut a bersi un caffè con noi per parlare di come possono eliminare i PFC», spiega Julia Bangerter, campagna Detox di Greenpeace Svizzera. «Mammut deve diventare un vero leader di Detox e passare dalle chiacchiere alla presa di responsabilità rispetto al proprio impatto sull’ambiente e la salute. I PFC non hanno posto in natura, nel cibo, nell’acqua che beviamo e in un’azienda responsabile verso l’ambiente».

Oltre 130 mila appassionati dell’outdoor di tutto il mondo hanno scritto a Mammut chiedendole di eliminare i PFC e centinaia di volontari di Greenpeace hanno visitato i suoi negozi in Europa e Asia chiedendole di diventare un leader detox. Sul proprio sito, Mammut assicura di usare i PFC “con attenzione e solo quando assolutamente necessari”, ma il rapporto di Greenpeace pubblicato a gennaio, “Tracce nascoste nell’outdoor”, in cui sono stati analizzati numerosi capi outdoor mostra un’altra realtà. Una delle maggiori concentrazioni di PFOA, un PFC a catena lunga collegato a numerose patologie e malattie gravi come il cancro, è stata rilevata in un paio di scarpe e in uno zaino della marca Mammut. Anche giacche, pantaloni, un sacco a pelo e una corda della ditta svizzera contenevano PFC.

Che si possa fare a meno di queste sostanze pericolose – spiega Greenpeace – lo dimostra la recente impresa dell’alpinista italiano David Bacci, che ha scalato due vette impegnative in Patagonia, Cerro Torre e Fitz Roy, con abbigliamento senza PFC. Lo dimostra anche l’azienda inglese dell’outdoor Paramo che ha assunto da poco l’impegno Detox insieme ad oltre 50 aziende di tutto il mondo, tra le quali venti del distretto tessile di Prato.

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