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Uomo a gravità zero

Uomo a gravità zero

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(Di Carlo Di Stanislao) Dopo Kubrick, Tarkovskij e Sodenberg, la fantasia torna a parlarci delle angosce profonde dell’uomo, del concetto di durata secondo Bergson, in base al quale il tempo della psiche è fatto di momenti irripetibili, per cui ogni ricerca del tempo perduto è destinata, in quanto tale, al fallimento o a ri-creare gli avvenimenti stessi.

Scritto col fratello Janos, “Gravity” è un film in cui Alfonso Guaròn crede molto, tanto non solo da dirigerlo, ma anche da produrlo con David Heyman (quello della serie Harry Potter) e volerlo con un apparato tecnico di primissimo piano: il direttore della fotografia è Emmanuel Lubezki (I figli degli uomini, Y tu mamá también, The New World); la scenografia di Andy Nicholson (Alice in Wonderland), i costumi di Jany Temime (ancora serie Harry Potter); i supervisore degli effetti visivi è Tim Webber (Il cavaliere oscuro) e la musica di Steven Price (Attack the Block).

Girato interamente nei favolosi studi Shepperton di Londra, distribuito in 3D e 2D, e nelle sale IMAX©dalla Warner Bros. Pictures, compagnia della Warner Bros Entertainment, il film ha aperto il festival del Cinema di Venezia, proiettato in Sala Grande il 28 agosto e molto apprezzato da critica e pubblico.

Alfonso Cuarón è uno dei più apprezzati registi della sua generazione, con il suo film d’esordio del 1991 Sólo con tu pareja, una commedia nera con Daniel Giménez Cacho e Claudia Ramírez, che fu il più grande successo al box-office in Messico e nel ‘92 gli procurò un Ariel Award come co-sceneggiatore. Favorevolmente colpito dal suo debutto, Sydney Pollacklo ingaggiò per dirigere Murder, Obliquely, un episodio della serie neo-noir Fallen Angels su Showtime (entrando a far parte della schiera dei registi della serie, Steven Soderbergh, Jonathan Kaplan, Peter Bogdanovich e Tom Hanks) e lui film un episodio fantastico, con  Laura Dern e Alan Rickman, che gli fece vincere nel 1993 il Cable ACE Award per il miglior regista.

Dopo questo Guaròn fece il suo debutto americano con l’adattamento, acclamato dalla critica, del libro per ragazzi A Little Princess (La piccola principessa, 1995), che fu nominato agli Academy Awards per la miglior fotografia e scenografia, e vinse il L.A. Film Critics New Generation Award e girò poi, nel 1998 l’adattamento contemporaneo del classico di Charles Dickens Great Expectations (Paradiso perduto), con Gwyneth Paltrow, Robert De Niro, Anne Bancroft ed Ethan Hawke. Ritornò poi in Messico per dirigere un cast di lingua spagnola nella divertente, provocatoria e controversa commedia on-the-road Y tu mamá también, per la quale ha ricevuto una nomination all’Academy Award per la migliore sceneggiatura originale (scritta con l’altro suo fratello Carlos) e le nomination ai BAFTA per il miglior film straniero e la migliore sceneggiatura. Seguì nel 2003 Harry Potter and the Prisoner of Azkaban (Harry Potter e il prigioniero di Azkaban), il terzo film della serie di straordinario successo tratta dai romanzi di J.K. Rowling, giudicato dalla autrice il migliore della serie.

In “Gravity”, thriller spaziale con Sandra Bullock e George Clooney, Guaròn ci parla della inconsistenza umana e lo fa splendidamente, raccontando la storia della dottoressa Ryan Stone, ingegnere medico alla sua prima missione spaziale, comandata dall’astronauta veterano Matt Kowalsky al suo ultimo volo prima del ritiro, che durante una passeggiata spaziale di routine, vede l’astronave distrutta, con lei ed il comandante completamente soli, legati a nulla se non l’uno all’altra, vorticando nell’oscurità.

L’assordante silenzio fa capire che hanno perso ogni contatto con la terra e ogni possibilità di salvezza. La sola via che resta è spingersi oltre, nel terrificante infinito dello spazio.

Una metafora che ci dice non solo che l’uomo e fragile nonostante la sua idea di onnipotenza tecnologica, ma che può contare solo sul suo coraggio, sulla intraprendenza e sullo spirito di adattamento.

Su Rotten Tomatoes, il sito che raccoglie recensioni internazionali, “Gravity” ha ottenuto il 97% dei consensi, quasi l’unanimità di lodi, con il terribile (di solito) David Denby che sul “New Yorker” lo ha definito: “un’esperienza fisica travolgente, una sfida per i sensi che coinvolge ogni tipo di terrore”.

Uscito da noi tre giorni fa, è già in cima alle classifiche, nonstante sul Masseggero lqa nostra astronauta Samantha Cristoforetti ne smascheri le clamorose incongruenze, trovandosi però a concludere che “è meraviglioso”.

Ancora due partole sul suo Autore ed i suoi rapporti con Venezia, che ha inizio nel 2001, quando il suo film Y tu mamá también vinse l’Osella per la miglior sceneggiatura e il Premio Marcello Mastroianni (Gael García Bernal e Diego Luna).

Poi, nel 2006, I figli degli uomini vinse l’Osella per la migliore fotografia, di Emmanuel Lubezki, che è il direttore della fotografia anche di Gravity e nel 2007, il co-sceneggiatore di Gravity Jonás Cuarón, fece il suo debutto da regista con Año Uña alla Settimana Internazionale della Critica.

Circa la tecnica cinematografica, come nel caso di “Solaris” di Tarkovskij, che però era un sostenitore che i film non dovessero essere completamente a colori perché questa convenzione impediva al regista di esprimere il suo discorso tramite la saturazione cromatica dell’immagine; Gurò, gira il suo “Gravity” con pochi piani sequenza a cui viene preferito l’uso ossessivo dello zoom, come se lo stacco di montaggio stesso fosse rifiutato, come se non rappresentasse la forma ideale tramite la quale qualcosa viene raccontato.

Regista spettacolare ma estramamente capace ed inteliggente, Alfonso Guaròn ha sorpreso tutti, prevedendo la prima uscita di “Gravity” non a Roma o a Milano, ma a Pietrasanta dove vivono i due figli con l’ex moglie, con un dopo-evento, che lo ha visto presente, all’Enoteca Marcucci, per un incontro con la città all’insegna della disponibilità e del divertimento.

Definita “Piccola Atene”, ora Pietrasanta conta sull’appoggio di Guaròn per dare concretezza ad un suo antico progetto: un Festival del cinema di nicchia, che completerebbe la già ricchissima offerta formativa, con 244 giorni di eventi su 273 disponibili, 33 mostre per circa 65 mila presenze e 31 incontri culturali a cui hanno partecipato, secondo i numeri del Comune, 58 mila visitatori e tutto questo (se lo ricordino certi amministratori legati a ragionamenti troppo “ragionieristici”) con una voce di bilancio che per la cultura prevede solamente 28 mila euro, mentre dagli sponsor, nonostante i tempi veramente complicati, abbiamo ottenuto contributi finalizzati per 290 mila euro, con cui è stato possibile realizzare eventi come Docartoon, Pietrasanta in Concerto ed il Festival della Salute.

Da parte nostra offriamo fin d’ora un contributo e mettiamo a disposizione la professionalità ed il patrimonio in termini di pellicole dell’Istituto Cinematografico Lanterna Magica per la riusita del Festival di Pietralata.

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