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Anoressia, il rifiuto del cibo esprime la violenza familiare

Anoressia, il rifiuto del cibo esprime la violenza familiare

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(di Ilona Nuksevica) – Le cause dei disturbi alimentari (anoressia, bulimia e vigoressia) sono sia psicologiche, da ricercare in famiglia, che sociali, il desiderio di approvazione da parte degli altri, a cui si aggiungono quelle derivanti dai media (attraverso la pubblicità, la rappresentazione del corpo ma anche attraverso i blog e le comunità on line in cui le ragazze si confrontano). “Il rifiuto del cibo è solo il sintomo e il mezzo per esprimere la violenza familiare, emotiva” spiega Simona Banni, psicoterapeuta del Centro Jonas di clinica psicoanalitica per i nuovi sintomi di Bologna. I disturbi alimentari non esistevano fino a 20 anni fa. Anche i ruoli dei genitori sono cambiati nel tempo. Secondo Banni, dalla madre assessuata (“casalinga”) e dal padre “padrone” si è passati alla madre “narcisista” e al padre “amante”. La madre e il padre hanno anche il compito di trasmettere e insegnare la sessualità alla propria figlia e al proprio figlio, ma la loro incapacità di farlo può influire sui disturbi alimentari dei figli stessi.

“L’anoressia ha due tipi di messaggi, inconsciamente la persona prende la distanza con il genitore, ma in maniera conscia vuole l’affetto. ‘Io rifiuto il cibo che tu dai, però allo stesso tempo ho bisogno di te,’” spiega la neurospicologa dell’Ospedale San’Orsola Francesca Rossi, che nella sua esperienza ha notato che la figlia è il membro della famiglia che manifesta i problemi del complesso rapporto tra nonni-genitori-figli. “Una madre che ha avuto sua madre (la nonna del bambino) molto apprensiva ed esclusiva è ancora una bambina. Non sa cosa significa creare un rapporto mamma-figlia, perché non gliel’hanno insegnato” così la figlia non riesce ad avere l’amore materno che necessita. “La persona anoressica ha fame di tutto: di relazioni, di affetti ed emozioni. Per questa ragione, paradossalmente, rifiuta ogni cosa. È nel rifiuto che cerca un’illusoria autonomia da ogni bisogno e desiderio” spiega Dora Aliprandi dall’associazione Anoressia-Bulimia (Aba). Le persone con l’anoressia spesso sono molto determinate e valorizzano il fatto di essere padroni di se stessi nel controllare la fame.

Non solo l’aspetto famigliare, ma anche sociale è da considerare. Il corpo magro è considerato una condizione per entrare in relazione con l’altro, così le persone cercano l’approvazione dalla parte della società. Nella rappresentazione contemporanea dei media il corpo magro diventa feticcio e se una persona ha già dei problemi in famiglia, questo può essere uno stimolo in più. I nuovi media, come le comunità online e i molteplici blog, sono un altro mezzo che le ragazze usano per condividere i propri diari e i modi di rifiutare il cibo e avere il sostegno dalla comunità. Sui disturbi influisce anche il cambiamento dell’identità di genere, particolarmente il fatto che il maschio contemporaneo è più effeminato. “Se il papà non c’è stato psicologicamente o fisicamente, il figlio ha come riferimento solo la figura femminile e deve confrontarsi solo con uno specchio che gli corrisponde (la madre),” spiega Rossi.

“Se per le ragazze l’obiettivo è una magrezza spesso esagerata, è un’istanza specifica del maschio quella di scolpire le masse muscolari, controllando il loro sviluppo e la morfologia complessiva. Non si può parlare di un vero e proprio ideale di bellezza maschile, quanto piuttosto di un ideale di virilità, che si definisce attraverso lo specchio e lo sguardo severo dei coetanei”. Francesco Bergamin dall’associazione Aba descrive la vigoressia, un altro tipo di disturbi maschili che spesso non vengono riconosciuti. Anche il corpo di un uomo è sottomesso alla perfezione esagerata del proprio corpo. “Ora è più lecito anche per un uomo chiedere aiuto, per questo il numero di maschi con disturbi alimentari è in aumento” aggiunge Bergamin. La vigoressia, però si manifesta più tardi rispetto all’anoressia femminile, perché è meno legata alla maturazione sessuale.

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